CARLO BARONI
Cronaca

Caso Roberta Ragusa, lettera-choc di Logli dal carcere: "Voglio far riaprire il caso"

Lettera a Quarto Grado per ribadire la propria innocenza: "Questa forte volontà è supportata dai miei figli, da Sara e dai miei genitori"

Antonio Logli

Antonio Logli

Pisa, 25 dicembre 2019 - In carcere studia e legge. La famiglia gli è vicino, mentre lui continua a proclamarsi innocente ed ha chiesto al suo nuovo avvocato, Enrico De Martino, di fare tutto quello che la legge consente per poter riaprire il caso. Non si rassegna Antonio Logli, l’uomo accusato di aver ucciso e distrutto il cadavere della moglie della moglie Roberta Ragusa scomparsa da Gello nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. Dal carcere di Massa, dove si trova per scontare i vent’anni passati definitivi dalla Corte di Cassazione, Logli ha scritto una nuova lettera alla trasmissione "Quarto Grado" che l’ha resa nota nell’ultima puntata.

«Ancora una volta voglio ribadire con forza la mia innocenza, nonostante tale sentenza di condanna ormai definitiva non mi voglio arrendere – ha reso noto, leggendone i passi più importanti - la trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi –. Ho chiesto e vorrei utilizzare, se e ove possibile, gli strumenti che la legge mi consente ai fini di poter eventualmente riaprire il mio caso". "Questa mia forte volontà è supportata dalla presenza continua e costante dei miei figli Alessia e Daniele, dei miei genitori Carla e Valdemaro e naturalmente Sara – scrive Logli –. Essi ogni settimana per non lasciarmi solo vengono a trovarmi supportandomi in tutti i modi".

«Esaurita la fase processuale e avendo modo di pensare a lungo dal momento che sono stato richiuso in carcere, ho preso la decisione di affidarmi all’avvocato Di Martino – conclude Logli – per verificare eventuali nuove azioni e comunque per assistermi in tutta l’azione". La trasmissione ha poi approfondito un particolare investigativo in parte tralasciato durante l’iter processuale che ha visto indagato Logli. Alle 9:03 del 30 maggio 2012, Logli stava rientrando a casa dalla Motorizzazione quando si fermò al passaggio a livello di via Gigli e invece di proseguire fino all’incrocio con via Ulisse Dini, strada dove si trova la sua casa, tornò indietro e si fermò per qualche minuto in una stradina sterrata, perpendicolare a via Gigli. Quello stesso giorno Logli, "ascoltato" dagli investigatori in una telefonata con Sara Calzolaio, raccontò all’amante la deviazione di quella mattina.

Sapeva di essere intercettato e voleva giustificarsi? Voleva coprire un sopralluogo di fronte alla stradina dove viveva Loris Gozi, il super teste la cui testimonianza ha portato alla sua incriminazione? Sono ipotesi. E’ certo solo che Gozi ha sostenuto di aver visto litigare violentemente un uomo e una donna su un’auto la notte in cui Roberta sparì; poi ha riferito che Logli andò a controllare di persona se lui avesse visto qualcosa la sera prima, chiedendogli se avesse visto Roberta. Episodio che è stato smentito da Logli, oggi determinato a trovare prove (o nuove testimonianze) che possano scagionarlo aprendo le porte ad una revisione del processo penale. L’avvocato Di Martino ha ribadito in trasmissione che è in fase di valutazione anche un possibile ricorso a Strasburgo sui misteri di Gello. © RIPRODUZIONE RISERVATA