Amri sarà rimpatriato venerdì: prima il saluto

PISA Il corpo di Ilyes Amri, il 27enne tunisino rimasto ucciso a coltellate durante una rissa il 5 sera sotto...

Il corpo di Ilyes Amri, il 27enne tunisino rimasto ucciso a coltellate durante una rissa il 5 sera sotto i portici, davanti alle Poste di piazza Vittorio Emanuele, sarà riconsegnato alla famiglia. I fratelli hanno avviato le pratiche per il rimpatrio che sarà venerdì con il sostegno dell’Unità migranti di Pisa. Prima, però si sta organizzando un momento di preghiera, raccoglimento e saluto con i connazionali e la comunità tunisina a Pisa.

Amri ha ricevuto più colpi, ma uno solo è risultato mortale. E’ quanto sarebbe stato stabilito dall’autopsia che si è tenuta la scorsa settimana. A mettere fine alla vita del giovane, che lavorava nel campo dell’edilizia, è stata una coltellata inferta con un coltello, non ritrovato, ma che dalle immagini delle telecamere sembra essere da cucina.

Si continua intanto a cercare un georgiano che potrebbe essere l’autore materiale del delitto. I carabinieri, che conducono le indagini (coordinate dal pubblico ministero Celano) sono stati a casa sua, ma non lo hanno trovato. C’erano solo la moglie e il figlio. In carcere c’è un connazionale 32enne che però ha detto che non conosceva la vittima. "E’ incensurato", aveva spiegato il suo legale, l’avvocato Gian Filippo Catarsi di Livorno che lo ha incontrato dialogandoci con difficoltà, dato che il suo assistito parla male l’italiano. E’ arrivato in Italia a ottobre e si trova qui con la moglie, anche lei georgiana, e il figlio piccolo.

Chi indaga sta cercando di rispondere a una domande su tutte. Per quale motivo è esplosa la lite violenta immortalata anche dalle telecamere in zona? Un acquisto di stupefacente non andato a buon fine è una delle ipotesi. Secondo la famiglia di Amri, tutelata dall’avvocato Gabriele Dell’Unto, il giovane avrebbe tentato di tranquilizzare gli animi mettendosi in mezzo a diverse persone. Secondo testimoni e le immagini della stessa videosorveglianza, c’erano più persone da entrambe le parti, fra tunisini e georgiani.

Antonia Casini