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Addio a Ricci, il ricordo degli ex alunni: "Prof autorevole che amava la scuola"

Aveva da poco compiuto 93 anni. Ha trasmesso il suo lavoro con gioia a intere generazioni di studenti "Nelle sue lezioni c’era anche spazio per un aneddoto o una barzelletta. Un grande insegnante".

Addio a Ricci, il ricordo degli ex alunni: "Prof autorevole che amava la scuola"

Il professore Costantino Ricci se n’è andato che aveva da poco compiuto 93 anni

Ci ha lasciato un professore che amava il suo lavoro e con sapienza, erudizione e soprattutto gioia ha trasmesso il suo sapere a generazioni di studenti. Se ne è andato a 93 anni, il professor Costantino Ricci pietra miliare, punto di riferimento per alunni e colleghi dell’insegnamento di latino e greco al liceo classico Galileo Galilei.

Il ricordo dei suoi ex alunni veicolato dal professore Stefano Sodi, è tanto toccante perché ritagliato sulla figura dell’umanità del docente, della sua cultura filtrata dalla sensibilità, dall’ironia leggera e sagace tipica dei liguri che Ricci ha sempre avuto. "Aveva compiuto da poco 93 anni, e la sua mente prodigiosa gli è stata fedele fino all’ultimo. Chi l’ha conosciuto ricorda un suo particolare vezzo, quello di recitare a memoria l’elenco degli studenti delle varie classi in cui aveva insegnato. Un appello impeccabile, non sbagliava mai. Dei suoi studenti però non ricordava solo i nomi, ma anche le loro particolarità. È sicuramente per questo che tutti noi lo ricordiamo con grande affetto e riconoscenza. Entrava in classe sempre ben vestito, salutava sempre lieto, e con la sua voce baritonale iniziava la lezione. Durante le sue ore noi studenti eravamo rilassati. Avevamo per lui un grande rispetto, ma non lo temevamo. Otteneva la nostra attenzione con la forza dell’autorevolezza e con la sua simpatia. Nelle sue lezioni c’era sempre spazio per raccontare un aneddoto o anche una barzelletta. Una levità in un uomo di grandissimo spessore. La sua cultura era enorme. Se ne accorse subito Giorgio Pasquali all’esame di ammissione alla scuola Normale, colpito dalla disinvoltura con cui traduceva dal greco. Gli chiese un parere su un suo saggio che Ricci aveva letto, e lui rispose di istinto che era un mattone. Si scusò immediatamente, ma a Pasquali piacque la franchezza di quel giovane studente, e simpaticamente confermò che sì, era davvero un mattone! Grande appassionato degli scacchi, riteneva che sarebbe stato utile proporlo anche a scuola per le abilità mentali che aiutava a sviluppare – prosegue il ricordo – I tempi poi gli hanno dato ragione, perché in molte scuole oggi si organizzano corsi e tornei di scacchi. Per questo vogliamo salutarla, caro professore, dedicandole le parole che Seneca scrive a Lucilio, in un passo che ha letto e tradotto con molti di noi e che testimonia il desiderio che aveva di condividere il sapere e la cultura: “…in hoc aliquid gaudeo discere, ut doceam; nec me ulla res delectabit, licet sit eximia et salutaris, quam mihi uni sciturus sum“. Forse è racchiuso proprio qui il segreto per essere un grande insegnante: provare gioia nello studio e poi nel donare agli altri quello che si è imparato. E lei, professor Ricci, questa cosa l’aveva davvero capita".

Carlo Venturini