
Pecore Elettriche
Firenze, 7 settembre 2025 – Ma se l’anno prossimo ci fosse un nuovo congresso del Pd, in anticipo sulla scadenza naturale? La voce circola. Un’ipotesi legata ai risultati delle prossime elezioni regionali; soprattutto a quello delle Marche, obiettivo politico numero uno di entrambe le coalizioni. Per motivi evidenti.
Verosimilmente, tutto resterà più o meno com’è, ma nelle Marche potrebbe esserci un cambio alla guida, con il passaggio di consegne fra Francesco Acquaroli, presidente uscente, di Fratelli d’Italia, e Matteo Ricci, europarlamentare del Pd in prestito a Bruxelles, candidato del Campo Largo.
Un’eventuale sconfitta del destra-centro in una Regione governata dal partito di Giorgia Meloni darebbe l’occasione a Pd & soci di rivendicare non meglio precisate future vittorie politiche e sarebbe di grande aiuto anche per la Lega di Matteo Salvini, che da tempo cerca di recuperare consensi dopo la sfida perduta con Forza Italia alle elezioni europee dell’anno scorso. “Mi accontento che la Lega sia il secondo partito nelle Marche ma in doppia cifra” ha detto Salvini durante un comizio ad Ancona: “Non basta aver lavorato bene per vincere, il voto lo prendi se scaldi il cuore. Il problema dei candidati non è fregarsi le preferenze ma parlare alla metà delle Marche che il giorno delle elezioni andrà a fare una passeggiata”.
Insomma, c’è un’aria frizzantina attorno alle Marche. Con un congresso anticipato, la segretaria del Pd potrebbe battere di nuovo i riformisti, che sono in ritardo su tutto e senz’altro non hanno una candidatura spendibile. Da quando se n’è andato Matteo Renzi, l’area politica a lui affine che è rimasta nel Pd non ha avuto mordente. Non ha saputo trovare un candidato alternativo a Stefano Bonaccini, che alla prima occasione si è accomodato sulla poltrona di presidente del Pd senza dare troppo fastidio alla segreteria nazionale, secondo l’adagio che anche se non si è convinti di Schlein come segretaria, il popolo di centrosinistra chiede unità e per questo va rispettato. Sono nate sì ipotesi di federatori più o meno variegate, ma tutto sommato sono finite ben presto nel nulla. Tra i riformisti mancano leadership, per dirla con Antonio Funiciello, che attraversino i deserti. Schlein dunque potrebbe sfruttare l’occasione per ottenere una facile conferma alla guida del Pd e al contempo per provare a rintuzzare Beppe Conte, con tutte quelle sue ambizioni da pater familias del Campo Largo (CL). Così il Pd riuscirebbe a preparare la sfida per eventuali primarie del centrosinistra in vista delle elezioni politiche del 2027.
Sul fronte del destra-centro, invece, si segnalano le intemperanze leghiste. Nelle Marche, come si vede, Salvini cerca di recuperare terreno. In Toscana però non mancano i problemi causati da Roberto Vannacci, vicesegretario federale e responsabile della campagna elettorale toscana. Massimiliano Baldini, consigliere regionale della Lega in Toscana, viareggino, dice che non si ricandiderà alle elezioni di ottobre: “Sono molto distante da certe marcate e ripetute derive di ‘richiamo nostalgico’ che non appartengono alla mia sensibilità politica e che niente hanno a che fare con il concetto di sovranismo identitario”. Quella di Vannacci è roba da cripto-fascisti, insomma.