DAVID ALLEGRANTI
Pecore Elettriche

Il sistema carcerario deve cambiare davvero

Il nuovo capo del Dap, Stefano de Michele, è un magistrato scelto dal governo. Il filosofo del diritto Emilio Santoro: “Si vedrà quanto si considererà un tecnico indipendente e quanto un esecutore di direttive ministeriali”

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Firenze, 1 giugno 2025 – Nel Consiglio dei ministri del 26 maggio 2025 sono stati nominati il capo dipartimento per gli Affari di giustizia, il capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e il capo dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi. Rispettivamente i tre ruoli sono stati attribuiti ad Antonia Giammaria, Stefano Carmine De Michele e Lina Di Domenico, quest’ultima molto vicina al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove.

Alcuni addetti ai lavori erano convinti che sarebbe stata lei - già vice del precedente capo del Dap Giovanni Russo, dimessosi cinque mesi fa - ad assumere la guida dell’amministrazione. I tre hanno una caratteristica in comune: sono tutti magistrati ordinari. Se da un lato insomma il governo punta sulla separazione delle carriere, dall’altro continua a usare magistrati fuori ruolo per incarichi di governo, cioè negli uffici ministeriali. Nel caso del nuovo capo del Dap bisogna annotare che De Michele non è soltanto un magistrato, ma anche un magistrato civile. Non si è mai occupato dunque di ordinamento penitenziario. Non è una novità, purtroppo, per questo governo.

"Non conosco il dottor De Michele - ci dice il filosofo del diritto Emilio Santoro – so solo che è un magistrato civile e che non si è mai occupato di questioni carcerarie. I magistrati sono abituati a cambiare completamente funzioni, a passare dal civile penale, da giudicante a inquirente, per ora, dal tribunale di sorveglianza al tribunale dei minori. Sono abituati a cambiare contesti e campi di operatività, quindi vedremo. E vedremo anche che atteggiamento assumerà rispetto al ministero; cioè, quanto si considererà un tecnico indipendente rispetto alle indicazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del sottosegretario Delmastro e quanto invece si considererà un esecutore di direttive. Lo scopriremo solo vivendo”.

Ironico il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria Gennarino De Fazio: "Finalmente, dopo oltre 5 mesi dalle dimissioni del peraltro mai pervenuto Giovanni Russo, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il Corpo di polizia penitenziaria hanno un loro vertice. Il lungo periodo di vacanza, ben al di là di supposte sgrammaticature istituzionali, fa dedurre che il ministro Nordio e il Governo non devono essere stati orientati da entità spirituali ma, più terrenamente, da una versione raffazzonata del manuale Cencelli”.

La scelta di De Michele, ha detto De Fazio, "non pare garantire alcuna continuità di conoscenza della complessa macchina dipartimentale, per di più in un frangente di profondissima crisi del sistema carcerario con oltre 16mila detenuti in esubero rispetto ai posti disponibili, ben 18mila agenti mancanti agli organici della Polizia penitenziaria, 2 operatori e 31 detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, vasta circolazione di smartphone, stupefacenti, armi”.

Insomma, sul nuovo capo del Dap le perplessità non mancano. E le carceri toscane lo aspettano. A partire da Sollicciano, che è – riferisce Antigone nel suo ultimo rapporto – tra gli istituti penitenziari in cui nel 2024 si sono verificati più suicidi e tra quelli in cui ci sono stati più atti di autolesionismo rispetto all’anno precedente.

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