Uccise il padre e gli dette fuoco: "Incapace di intendere e di volere"

Chiusa ieri pomeriggio l’istruttoria del processo al trentenne che si svolge davanti alla Corte d’Assise

I pareri di tre psichiatri di grande esperienza sono confluiti in un’unica conclusione, ieri pomeriggio, a Firenze, davanti alla Corte d’Assise, dove si celebra il processo he vede imputato Simone Matteoni, 30 anni, di Buggiano, accusato di aver ucciso il padre Massimiliano a coltellate e aver tentato di distruggerne il corpo cospargendolo di benzina e dandogli fuoco. Tutti e tre i professionisti sono stati ascoltati contemporaneamente nell’aula bunker di via Paolieri e tutti e tre hanno concluso per l’incapacità di intendere e di volere dell’imputato al momento del fatto. Una conclusione che ha portato alla rinuncia, da parte del pubblico ministero e di una parte civile, alla richiesta, alla Corte, di una perizia d’ufficio. A parlare davanti alla presidente Silvia Cipriani, al giudice relatore Silvia Isidori e ai giudici popolari, c’erano il professor Rolando Paterniti di Firenze, consulente del pubblico ministero Claudio Curreli, il professor Massimo Marchi, che era stato nominato dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pistoia e il professor Pietro Pietrini, consulente della difesa.

"Sono stati ascoltati – ci ha poi spiegato l’avvocato di parte civile Fausto Malucchi del foro di Pistoia che rappresenta gli altri figli di Massimiliano Matteoni insieme all’avvocato Lorenzo Santini di Pistoia – in una audizione unica. Un momento drammatico per tutti noi. Ma una esposizione di livello molto elevato e una disamina profonda".

Gli psichiatri hanno inquadrato la tragedia alla luce della malattia mentale che afflige l’imputato a cui, come avevamo già riportato, era stato diagnosticato un disturbo di tipo schizofrenico. Era ossessionato dalla figura del padre, sentiva continuamente le voci (ha continuato a sentirle anche dopo il delitto) e di queste si doveva liberare. Gli esperti hanno inquadrato in aula anche l’aspetto della premeditazione che è contestata a Simone Matteoni. Hanno spiegato che la premeditazione è alla base di queste patologie e che la patologia incide sul movente.

L’udienza ha richiesto tutta la giornata di ieri, iniziata con i testimoni dell’altra parte civile (la compagna di Massimiliano Matteoni e i figli di lei, rappresentati dall’avvocato Alessio Spadoni di Pisa), che hanno ribadito i rapporti familiari che c’erano con la vittima. Dopo l’audizione dei tre psichiatri l’istruttoria è stata dichiarata chiusa. Non ci sarà bisogno di altre prove. Alla richiesta di nuova perizia, oltre a Malucchi e Santini, si era opposto anche il difensore di Matteoni, l’avvocato Manuela Motta di Pistoia. Si riprende il 10 aprile con probabile sentenza.

l.a.