GIOVANNA LA PORTA
Cronaca

Giorgia Ceccotti scelta dallo Ieo di Milano. La sua ricerca per battere i linfomi

Appena laureata ha superato una dura selezione alla scuola europea di medicina molecolare. Oggi ha 32 anni

Giorgia Ceccotti

Montecatini Terme (Pistoia), 20 novembre 2022 - Giorgia Ceccotti nasce a Firenze, all’ospedale di Torregalli, il 30 luglio 1990. Decide di iniziare il suo percorso scientifico subito dopo la fine del liceo Coluccio Salutati. Ha una laurea triennale in Scienze Biologiche, alla quale, vista la sua passione per la genetica, è seguita una magistrale in Molecular Biology and genetics che ha conseguito a Pavia e concluso con una tesi in lingua inglese su un processo di silenziamento virale chiamato mRNA interference. Un anno dopo la magistrale - durante il quale ha lavorato come research fellow presso l’Azienda di Careggi - sceglie di proseguire gli studi e il suo impegno per la ricerca, partecipando alle selezioni per un programma di dottorato. Obiettivo: contribuire alla ricerca Italiana. Si orienta verso n uno dei principali poli di ricerca nazionale e internazionale: San Raffaele, Humanitas e Ieo (Istituto europeo di oncologia). Giorgia Ceccotti entra a far parte del programma di dottorato internazionale presso la Scuola europea di medicina molecolare (Semm) allo Ieo. Dopo 5 anni, discute la tesi in Oncologia molecolare sulla caratterizzazione del Double Hit Lymphoma. Attualmente lavora come ricercatrice a Milano, in una organizzazione di fama internazionale.

Giorgia Ceccotti è un’ambasciatrice dell’eccellenza già da qualche tempo, nonostante la giovane età. Attualmente è un Cra (Clinical research associate) e lavora al IQVIA a Milano, una organizzazione che fornisce supporto all’interno dell’industria farmaceutica e delle biotecnologie di fama mondiale. Il suo lavoro consiste nel fare supervisione e monitoraggio degli studi clinici sperimentali, principalmente in campo oncologico. Si interfaccia con chi, al centro ospedaliero, gestisce oppure conduce lo studio clinico, li assiste se servono chiarimenti rispetto al protocollo di studio, all’eleggibilità dei pazienti e ai dosaggi farmacologici. E' il link tra il centro e l’azienda farmaceutica che produce e testa il farmaco di studio sotto analisi.

Quanto conta il carattere per raggiungere certi risultati?

"Nel mio settore, soprattutto quando si fa ricerca sperimentale, conta molto: le frustrazioni sono tante quando non si riesce a riprodurre un dato, e sbagliare è facile. Serve forza di volontà e costanza. Quando si ottiene poi il risultato, la soddisfazione ripaga tutti gli sforzi. Nel mio caso il carattere ha giocato anche all’inizio del percorso: sono una persona che sente il bisogno costante di nuovi stimoli. Adesso che lavoro in ricerca clinica, ho l’obiettivo di diventare clinical scientist in campo oncologico ma in parallelo sto portando avanti un master in sessuologia clinica e sarò presto consulente sessuale, figura ancora troppo poco conosciuta, e tematica ancora troppo poco sdoganata, motivo per cui voglio dare un contributo".

Può elencare i suoi impegni di ricerca portati avanti finora?

"Ho portato avanti progetti di ricerca, per la maggior parte conclusi con un un mio contributo in una pubblicazione scientifica. Sono passata dalla microbiologia - per la stesura della mia tesi di laurea triennale - all’oncologia, passando per studi in virologia. Sto concludendo la stesura del mio ultimo progetto di ricerca seguito durante il dottorato: caratterizzazione in vivo (nel topo) del linfoma Double Hit (un linfoma Non Hodgkin molto aggressivo e per il quale ancora non esiste una linea di trattamento) che ha lo scopo di ottenere uno strumento per testare nuove combinazioni terapeutiche".

Come si può sintetizzare la cultura della ricerca?

"Con una parola: curiosità".

Si sente ancora montecatinese oppure pensa di essere ormai apolide?

"Le mie esperienze lavorative fino ad ora non mi hanno condotto verso periodi lunghi di vita fuori dall’Italia, ma potrebbe arrivare l’occasione nell’imminente futuro. Per adesso, se devo scegliere, la mia città è Milano. Dopo 7 anni mi trovo ancora bene ed è una città dove sicuramente potrei vivere per sempre".

Un consiglio ai giovani montecatinesi?

"Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo. Studiare, lavorare, viaggiare: non c’è la cosa giusta da fare. Ci siamo noi, il nostro progetto e la nostra ambizione e non è mai troppo tardi per reinventarsi. Io ho avuto dei genitori che mi hanno permesso di seguire il mio percorso e fare quello che mi piaceva. E per questo non li ringrazierò mai abbastanza".