’Le Filippiche’ di Caccamo. Il teatro sale in cattedra

Stasera al Verdi lo spettacolo del comico e content creator lodigiano "Da ex insegnante, la vera sfida è stata rappresentare il professore italiano".

’Le Filippiche’ di Caccamo. Il teatro sale in cattedra

’Le Filippiche’ di Caccamo. Il teatro sale in cattedra

Torna, a distanza di un anno, il "comico (ma sarebbe più corretto definirlo artista) della scuola" da 2 milioni di follower, tra Instagram, Facebook, YouTube e TikTok: Filippo Caccamo. Torna a calcare il palcoscenico del Teatro Verdi di Montecatini Terme. Accadrà questa sera dalle 21. E registreremo l’ennesimo tutto esaurito di questo lodigiano classe 1993, laureato in Beni Culturali all’Università Statale di Milano, attore comico, autore, influencer, youtuber e content creator. Che, nonostante la giovane età, si è già esibito su palchi importanti come quello di Zelig Lab, ha partecipato a due edizioni del programma televisivo Eccezionale Veramente e a Colorado TV. Al cinema, ha recitato in ’Rido perché ti amo’ di Paolo Ruffini e in ’So tutto di te’ di Roberto Lipari.

Caccamo, che cosa è cambiato negli ultimi dodici mesi?

"Ho lasciato l’insegnamento (è stato professore di italiano alle medie, ndr), che comunque si potrà sempre riprendere. Ho sposato la causa teatrale e sono felicissimo di averlo fatto: ho girato e continuerò a girare per l’Italia raccontando la scuola e i 30enni, in particolare la figura dell’insegnante".

’Le Filippiche’, il titolo dell’attuale spettacolo, è il prosieguo di Tel chi Filippo?

"È un Tel chi Filippo potenziato, a tema mondo della scuola italiana. È stata allargata la parte nazional popolare, con un minimo di scenografia, musica, canzoni. Insomma, maggiore spettacolo".

Il suo pubblico, fedelissimo, è formato da tutte le figure scolastiche: dagli studenti ai professori, dai custodi ai presidi, passando per segretari tecnici di laboratorio e chi ne ha, più ne metta.

"Al 95 per cento è fatto dai componenti del mondo della scuola. C’era necessità, e non solo in me, di parlare in modo più leggero della scuola. La community degli insegnanti è fantastica e mi segue dappertutto. La vera sfida è stata rappresentare finalmente il professore italiano, raccontare la scuola dal di dentro".

Ma com’è questa nuova generazione? Peggiore delle precedenti?

"Niente affatto: più che sui ragazzi, bisogna concentrarsi sul mondo che cambia. Sono molto fiducioso nella nuova generazione, che ha una maggiore velocità di pensiero rispetto alle precedenti ed è digitalmente più brava. Siamo noi a doverci adeguare. Perché tutto è diventato tremendamente veloce per cui comprendo le difficoltà nostre e loro: al leggere un libro si preferisce un sunto su internet. Non è un problema di mancanza di preparazione, semmai di mancanza di tempo. La cultura non esclude la digitalizzazione. È la realtà che è più lenta della virtualità e spesso le due si confondono".

Il suo futuro?

"Con questa rappresentazione, si esaurirà il tema della scuola: dopo tre anni, ’22-24, è il caso di volgere l’occhio a nuovi orizzonti. Intanto ringrazio il Dio-Teatro e godiamoci lo spettacolo".

Gianluca Barni