REDAZIONE MONTECATINI

Dal restauro dell’altare spunta l’affresco

Nella chiesa dei santi Stefano e Niccolao il dipinto "Cristo in Pietà" di autore ignoto. Il recupero grazie all’associazione "Pescia nel cuore"

Lando Silvestrini dell’associazione "Quelli con Pescia nel cuore"

Pescia, 9 febbraio 2021 - Lando Silvestrini non nasconde la soddisfazione di fronte al risultato del restauro dell’altare Sandri nella chiesa dei Santi Stefano e Niccolao a Pescia. Invero, non è il primo restauro che il presidente di "Quelli con Pescia nel Cuore" vede realizzato nella città per opera dell’associazione. Sono, però, gli inaspettati dettagli che emergono dai lavori, realizzati grazie al sostegno di alcune attività e di privati, a convincerlo dell’ottimo risultato. L’altare del 1594 - il secondo nella navata destra della chiesa - prende il nome dal priore Sebastiano Sandri che lo volle erigere come cappella familiare.

"Tutto è iniziato avendo percepito il valore artistico e la bellezza di quest’opera, coperta da decenni di trascuratezza - racconta Silvestrini -. L’associazione si è così mossa affinché potesse essere recuperata". Presentato alla comunità lo scorso sabato in occasione della festa patronale di Santa Dorotea, il restauro dell’altare ha interessato il recupero del complesso lapideo, da cui è riemerso lo splendore dello stemma dei Sandri e dell’ostia alla sua sommità, nonché l’affascinante bellezza dell’affresco del "Cristo in Pietà"; sotto la mensa dell’altare. I due interventi si sono aggiunti così al precedente restauro della tela centrale rappresentante la Visitazione di Maria Vergine a S. Elisabetta, eseguito dall’Accademia Spinelli di Firenze e ricollocata nella chiesa pesciatina nel 2012. "Non siamo purtroppo intervenuti sulle due pale laterali, ma ci promettiamo di rioccuparcene in futuro",commenta Silvestrini. Ma è il Cristo in Pietà la vera sorpresa del restauro. "La soprintendenza aveva catalogato l’opera come dipinto, essendo a quei tempi racchiuso in una teca votiva, ma - racconta il presidente - quando sono iniziati i lavori ci siamo resi conto che in realtà era un affresco".

L’opera di cui è ignoto l’autore, probabilmente di ambito toscano, mostra su un fondo nero il Cristo posto sul sepolcro con gli occhi serrati, le chiare ferite nei polsi, il sangue che fuoriesce da un costato definito anatomicamente e le ferite inferte dalla corona di spine. Dal colore pallido del corpo emerge la plasticità delle forme del dorso e dell’addome, donando all’opera una sorprendente tridimensionalità. Elementi che sono stati riscoperti grazie alla rimozione di numerose ridipinture, talvolta molto spesse, e alla stuccatura delle numerose cicatrici lasciate dagli oggetti votivi. Un lavoro che ha permesso anche di fare riemergere il "rosso lumeggiato di giallo"; dell’aureola e il sepolcro su cui è appoggiato il Cristo. L’intervento commissionato dalla Curia Vescovile, ha interessato anche il recupero della struttura lapidea, con la rimozione dei depositi accumulatisi nel tempo, dei segni delle bruciature di candela e di altre macchie, il rifacimento di parti mancanti e, infine, interventi per prevenirne il deterioramento. "L’ottimo risultato è stato possibile grazie all’esperienza della dottoressa Lidia Cinelli, restauratrice di Vinci, a cui si devono diversi interventi nella città, dal restauro degli stemmi della Sala Consiliare agli interventi nella chiesa di San Francesco - spiega Silvestrini -. Ad assisterla nel complesso lavoro Ilaria Iatesta, una giovane restauratrice di Fucecchio. Al professor Claudio Stefanelli, poi, dobbiamo la ripresa delle scritte lapidee. Senza dubbio un lavoro magistrale".

Francesco Ugolini