Concato di scena al Teatro Verdi. Su il sipario su ’Musico Ambulante’

Il cantautore milanese sbarca in città con il suo tour. "Parleremo di cose malinconiche e romantiche"

Concato di scena al Teatro Verdi. Su il sipario su ’Musico Ambulante’

Concato di scena al Teatro Verdi. Su il sipario su ’Musico Ambulante’

"Questa parte di Alta Toscana la conosco abbastanza bene: ho casa in Versilia, a Forte dei Marmi, e da lì, di tanto in tanto, mi spingo sino a Montecatini per acquistare dei dolci particolari, deliziosi: le cialde".

Conversare con Fabio Concato è come ascoltare, con interesse e persino entusiasmo, il professore del cuore al liceo: ti arricchisce dentro, e i minuti trascorrono che è un piacere. Il cantautore milanese scenderà domani al Teatro Verdi: alle 21, lo si potrà gustare dal vivo.

Musico Ambulante Tour: che spettacolo ci aspettiamo?

"Molta musica, qualche chiacchiera, pensieri a voce alta. D’altronde, il concerto è l’unica occasione per potersi raccontare, per narrare l’aneddoto o dire la stupidaggine, parlare di cose malinconiche o romantiche. Di vita. Sono stato fortunato a nascere in una famiglia dove si amava molto la musica. Amore per i generi musicali: ce n’è molta di musica sul pianeta, sarebbe l’ora di conoscerla tutta".

Una carriera ricca di successi, un cantore sopraffino del quotidiano. Come si trova oggi in un mondo delle sette note tanto sgarbato?

"Sempre bene, perché c’è ancora un po’ di gente garbata e allora prendi ossigeno. Ma so che non è allegra, la situazione: il Covid l’ha esasperata. Altro che canzoni e applausi a medici e infermieri! Non è cambiato nulla, semmai ha visto peggiorare il tutto, con amministratori e politici in primis".

Ha duettato con molti artisti: con chi avrebbe desiderato farlo e non ha potuto?

"Ne ho fatto tanti, sì, di duetti. Avrei voluto fare di più con Lucio Dalla e Pino Daniele, mi sarebbe piaciuto cantare con Ivano Fossati. Nel 1984 stava per accadere, ma la mia casa discografica, in modo becero, me lo negò: ‘tu vendi - mi dissero i responsabili -, servirebbe solo a far vendere lui’. La stessa cosa successe con Pierangelo Bertoli. Avrei cantato volentieri con metà dei miei colleghi. Battiato? L’ho sfiorato soltanto una volta. Certo che mi sarebbe piaciuto, ma lì si va sul planetario. Oggigiorno? Il rap non mi fa impazzire. Più che altro, sa cos’è? L’incapacità di comprendere i testi, quei grappoli di parole. Negli anni ’70, ’80, ’90 riconoscevi subito la cifra stilistica di un cantante, oggi no. Leggo i testi e ammetto che alcuni scrivono anche cose forti. Ma ragazzi, ci sono anche la melodia, l’armonia... mi chiedo: la gente canterà questi brani tra 40 anni? Non credo che avverrà. Dovendo scegliere con chi duettare, direi Madame, che mi piace: da un lato chiarissima, dall’altro misteriosa".

Quali suggerimenti darebbe ai giovani?

"Uno soo: se pensi di avere qualcosa da raccontare, fallo, anche a costo di qualche sacrificio. Non mi allineo ad alcuni miei colleghi che consigliano di lasciar perdere perché fa tutto schifo". È la prima volta al Verdi? "C’ero già stato una trentina di anni fa. E poi a ‘Serata d’onore’. Conosco bene Montecatini. Da giovane, pensavo che fosse cittadina per ‘vecchietti’, poi, verso i 50 anni, e non siamo vecchietti a 50 anni. l’ho trovata bella. Ci si sta bene, è rilassante seppure col ‘frizzicorino’ della Toscana, ironica pure cattiva. E poi le cialde, che squisitezza! Come Forte dei Marmi, del resto: il mare non sarà cristallino, ma ti volti e vedi le Apuane. Si sta in pace: prendi la bici e sparisci per 4, 5 ore". Su, il sipario.

Gianluca Barni