DANIELE BERNARDINI
Cronaca

Caso Bollero, la madre non si oppone all'archiviazione

"Abbiamo voluto chiudere una vicenda dolorosa"

Marina Azara e alcuni partecipanti a uno dei sit in organizzato davanti al Comune

Montecatini 5 maggio 2018 - Marina Azara non ha presentato opposizione al provvedimento di archiviazione relativo alla presunta aggressione a scopo di rapina subita dal figlio Roberto Bollero la notte di Halloween dello scorso anno. Maria Elena Mele, fino a pochi giorni fa giudice delle indagini preliminari del tribunale di Pistoia (oggi trasferita alla Corte di Cassazione), ha deciso di accogliere la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Grieco per infondatezza della notizia di reato. I fatti denunciati non sono mai avvenuti, in base al provvedimento del Gip. Scaduti i termini relativi all’opposizione, l’archiviazione, emessa circa venti giorni fa, diventa così definitiva. E’ la stessa Azzara a confermare la scelta di non aver presentato opposizione contro la decisione.

«In seguito alla diffusione della notizia di archiviazione delle indagini riguardanti i fatti che hanno coinvolto mio figlio – dice la montecatinese – ritengo sia doveroso fare chiarezza e per questa ragione siano rese note le conclusioni del pubblico ministero. Grieco, nella sua richiesta di archiviazione, ha precisato come non vi fossero elementi per concludere che mio figlio avesse simulato il reato e per individuare un’azione di terze persone, responsabili del furto del Rolex e del portafoglio. Come famiglia abbiamo ritenuto di non opporci nei termini alla richiesta di conclusione dell’indagine per mettere fine ad una vicenda per nostro figlio e per noi estremamente dolorosa, e in merito alla quale non abbiamo niente da aggiungere».

Le indagini relative alla smentita aggressione ai danni di Roberto Bollero sono state seguite dagli agenti del commissariato di Montecatini, diretto dal vicequestore Mara Ferasin. La polizia, in base all’analisi delle chat di whatsapp presenti sul cellulare del ragazzo, ha trovato alcuni dialoghi tra i familiari che provano come non sia avvenuta alcuna aggressione a scopo di rapina. Durante gli interrogatori, secondo gli inquirenti, il ragazzo si è dimostrato piuttosto incerto e confuso nell’esposizione dei fatti. Il Rolex che portava al polso e sottratto dai rapinatori, in base all’ipotesi iniziale, già un’ora prima dell’aggressione non era più indossato dal Bollero. I riscontri degli agenti del vicequestore Ferasin hanno portato alla richiesta di archiviazione per infondatezza di reato, accolta dal Gip Mele. La mancata presentazione dell’opposizione da parte dei familiari di Roberto chiude così un capitolo che tante polemiche ha scatenato a Montecatini.