Benedizione sì, ma senza i fucili "Volevo chiedere solo protezione"

Scoppia la polemica per la locandina affissa alla piccola chiesa di Avaglio per la messa di domenica. Don Biagioni si scusa: "La caccia è un sport radicato in paese, non intendevo offendere il Creato...".

Niente fucili in chiesa per la benedizione. Dopo l’ondata di polemiche, don Alessio Biagioni ha abbassato il tiro della sua iniziativa. Domenica 3 settembre ad Avaglio, la sua parrocchia, si celebrerà sì la messa, con la benedizione dei cacciatori ma non delle loro carabine, come previsto in un primo momento. L’idea era stata promossa nei giorni scorsi dal parroco per benedire l’inizio del periodo di caccia, previsto proprio per settembre. Quando qualcuno, però, ha visto e diffuso via social la foto della locandina con la scritta “Benedizione dei fucili al termine della Santa Messa“ si è scatenato il putiferio sul web. La questione è diventata in poche ore di portata nazionale.

Da lì la parziale retromarcia. "Sono rimasto stupito e molto dispiaciuto – afferma il parroco – delle reazioni, talvolta anche espresse con toni violenti, suscitate dall’iniziativa della benedizione. Mi scuso se l’espressione di benedire i fucile possa essere stata equivocata. L’iniziativa voleva essere un momento di preghiera attorno ad un’attività sportiva a cui sono affezionati tanti parrocchiani e tante persone che frequentano il nostro territorio". Tante le persone, sui social ma anche nel paese di Marliana, che hanno invece inteso l’iniziativa di benedire i fucili come una "santificazione di uno strumento di morte". A questa osservazione, don Alessio precisa: "Mi era sembrato opportuno, evidentemente a torto, di voler concentrare la benedizione su quello strumento per chiedere la protezione del Signore là dove la perizia e la prudenza umana non possono da sole garantire la sicurezza. Non era di certo una questione di superstizione o di ‘santificazione’ delle armi. Mi dispiace che la questione sia stata interpretata come una deviazione dalla cura del creato o, peggio, dal rispetto della vita umana che la Chiesa ha sempre difeso senza sconto".

Poi aggiunge: "La caccia è un sport radicato nel nostro territorio e comporta per sé una cura e una attenzione concreta all’ambiente circostante. Inoltre è già ampiamente e minuziosamente regolata da normative e regionali e nazionali". Il sindaco del comune di Marliana, Federico Bruschi, getta acqua sul fuoco. "Credo sia rientrato tutto – racconta –. Alla fine, don Alessio ha ritenuto opportuno evitare di avere di avere le armi a messa. A livello prettamente tecnico non ci sarebbe stato niente di vietato, i cacciatori presenti avrebbero avuto tutti il porto d’armi e avrebbero potuto portare con loro le carabine, ovviamente scariche e con tutte le precauzioni imposte dalla legge. Indubbiamente il caso ha avuto eco mediatico enorme, secondo me anche esagerato: parliamo di una parrocchia di una frazione, Avaglio, con forse 200 anime. Sul web ne è uscito un racconto molto più ingigantito di quanto in realtà non sia".

A Marliana, arroccata come sulle prime montagne appenniniche dietro la Valdinievole, la caccia è un elemento importante. Ci sono sei squadre stanziali di cacciatori sparse sul territorio comunale. Tuttavia, una tradizione di benedire i fucili non c’è mai stata prima e, a questo punto, probabilmente non ci sarà nemmeno d’ora in poi. "Non vengo da una famiglia di cacciatori – aggiunge il sindaco – ma è vero che per molte persone che abitano da noi sia una questione importante. Indubbiamente, la caccia è anche un argomento che ben si presta a divisioni. Spero che con la scelta di don Alessio di rivedere i suoi piani iniziali, la situazione possa finalmente rientrare alla normalità". Francesco Storai