Marmo di Carrara, numeri super. Vola l’export grazie ai Paesi arabi

In un anno vendite cresciute di 324 milioni per realizzare moschee, grattacieli e monumenti

Momento d’oro per la produzione del pregiato marmo bianco delle Apuane

Momento d’oro per la produzione del pregiato marmo bianco delle Apuane

Carrara, 7 luglio 2022 - Il marmo di Carrara continua a volare, numeri record anche nel 2021. In dodici mesi le vendite verso l’estero sono cresciute di 324 milioni di euro. Le moschee del mondo arabo così come monumenti, gratacieli e palazzi dell’Occidente continuano a guardare al bianco di Carrara per rivestimenti e strutture che fanno conoscere la piccola città in tutto il mondo. Sotto le Apuane in questi giorni però tutta l’attenzione è spostata sul rinnovo del contratto integrativo provinciale del lapideo. Lavoratori e sindacati chiedono "una più equa distribuzione della ricchezza" e lanciano in chiave moderna una battaglia dal sapore antico: "lavorare meno, ma con lo stesso salario". A dare forza alle rivendicazioni di chi tutti i giorni suda e fatica nelle montagne carraresi, d’altronde, sono le cifre fatte registrare anche nell’anno passato da un settore che non sembra conoscere crisi e che anche la pandemia non è riuscita a far rallentare.

Secondo i dati proposti dall’Istituto studi e ricerche della ormai ex Camera di commercio di Massa-Carrara (dal primo luglio questa è confluita nel nuovo ente camerale della Toscana Nord-Ovest, ndr) in una provincia come sempre fortemente vocata all’export e che ha visto le vendite generali verso l’estero toccare quota 2,3 miliardi di euro, in aumento, rispetto al 2020, del +68%, il marmo si è confermato un settore in grande salute.

Su scala locale il lapideo ha fatto registrare dati molto importanti in un trend nazionale assolutamente positivo e con un balzo in avanti nelle vendite delle sole pietre apuane di 324 milioni.

A consuntivo 2021, secondo i dati dell’Isr, l’escavato complessivo dalle cave carraresi è stato di 3.137.933 tonnellate (+11,5%). Il marmo apuano grezzo esportato nei passati dodici mesi ha toccato quota 193 milioni di euro con un incremento di quasi 53 milioni rispetto al 2020. Ancora meglio hanno fatto i lavorati passati da 283 a 349 milioni di euro, con un aumento di 66 milioni.

Cifre importanti che questo pomeriggio saranno sicuramente sul tavolo del confronto tra sindacati e Confindustria che si riuniranno per discutere del nuovo contratto provinciale. Nella città nella cui piazza principale spicca un grande monumento ad Alberto Meschi, il sindacalista anarchico che nel 1911 ottenne la riduzione a sei ore e trenta minuti della giornata dei cavatori, oggi si ritorna a parlare di tagli all’orario, mantenendo intatte le buste paga. "Dai dati del rapporto dell’Isr emerge chiaramente – dice il segretario provinciale della Cgil apuana Nicola Del Vecchio - che nel marmo aumentano i fatturati, aumenta l’escavazione, aumentano i profitti e l’unica cosa che diminuisce è il numero di addetti: è inaccettabile".