D’Avenza decolla con stile e lusso. Lo sbarco a New York e in Marocco

La griffe di Carrara investe 14 milioni in una nuova azienda che darà lavoro a settecento persone

Jonathan Clay

Jonathan Clay

Carrara, 10 gennaio 2024 – Una nuova azienda in Marocco, 22 dipendenti a Carrara destinati a raddoppiare, uno show room a New York. Con questi colpi in canna la D’Avenza, storico marchio di alta sartoria maschile, si presenta a Pitti Uomo per declinare con tutti i colori del cachemire e del lusso la nuova linea sportiva. Così appena aperto lo stand di 210 metri quadrati, la curiosità per le novità della celebre griffe, che ha vestito di recente teste coronate come re Carlo d’Inghilterra e rock star come Keith Richards, è stata alle stelle.

"Abbiamo deciso di investire 14 milioni per una nuova azienda di produzione in Marocco che darà lavoro a 700 persone su una superficie di 13.200 metri – spiega il titolare Jonathan Clay che è a Firenze con il socio Gerard Losson –. Inoltre annunciamo l’apertura di uno show room a New York per realizzare quei capi su misura su cui si basa la nostra produzione. A Pitti presentiamo la nuova linea sportiva su misura che prevede 16 modelli di giacche, safari e parka in cachemire Loro Piana o Piacenza. In mostra anche gli ultimi modelli di smoking e frac".

Una crescita continua per l’azienda che ha la sua linea di produzione a Carrara e che vanta un fatturato di un milione di euro, 22 dipendenti in aumento, 1400 capi realizzati l’anno. "Quest’anno Pitti – conclude Clay – come tutta la moda risente del calo fisiologico dopo il boom del post Covid. Tuttavia abbiamo calcolato che per il 2024 gli ordini del su misura cresceranno del 34 per cento". A dimostrazione che il mercato per il lusso non conosce flessione e i nababbi di tutto il mondo fanno a gara per assicurarsi nel guardaroba un capo firmato d’Avenza. Nella fabbrica di Turigliano le sarte e i tagliatori con 10 capi al giorno, confezionano 1400 abiti l’anno, con 268 fasi di lavorazione di cui il 70 per cento a mano. Ogni occhiello è rifinito a mano con circa 70 punti a doppio nodo che rendono inconfondibile il marchio apuano.

La storia della d’Avenza viene da lontano. Dal 1957 quando Myron Hackermann comprò per un

dollaro la vecchia Abital di Nazzano. Fra i suoi soci Tony Clay, che dal 1976 fu presidente, inventò il marchio e dette vita a una delle maison più blasonate della sartoria maschile mondiale. Fino al 1987 la d’Avenza aveva un posto d’onore nella moda classica maschile, vestendo capi di stato e attori di Hollywood. In quell’anno Clay lascia la società e la nuova governance la porta dritta al fallimento. Sono i primi anni ’90 che vedono vertenze, i avvisi di garanzia e libri in tribunale.

Poi l’acquisto all’asta nel 1993 da parte di Renato Cecchi, ma l’atteso decollo non avviene. Arriva dunque Brunello Cucinelli, il big della moda che da Solomeo compra gli stabilimenti di Nazzano. Il marchio finisce nelle mani di Brandamour che dopo il fallimento nel 2016 lo vende a Clay junior. Da qui la rinascita e il rilancio. Si parte con 5 dipendenti negli stabilimenti sull’Aurelia, poi il trasferimento nel Centro Tuscania, dove l’impennata è veloce. Fatturato che rasenta il milione di dollari, personale in costante crescita che sarà raddoppiato nei prossimi mesi, pacchetti di clienti fra i vip di tutto il mondo.