Violenza sessuale sulla ex Lunigianese a processo

Solo il 19 gennaio l’uomo saprà se sarà rinviato a giudizio. I fatti risalgono al 2020. Intanto è alle prese con un secondo processo per le accuse di un’altra donna

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di Andrea Luparia

E’ slittato al 19 gennaio, per un banale difetto di notifica, il processo ad un lunigianese accusato di violenza sessuale verso l’ex compagna. I fatti risalgono al 2020. Dopo la presentazione della querela da parte della signora, all’epoca l’indagine venne svolta dai carabinieri della compagnia di Pontremoli coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Marco Mansi. Durante l’inchiesta emersero alcuni fatti che hanno messo ulteriormente nei guai il lunigianese. In pratica attualmente è imputato, davanti al Tribunale di Massa, in due processi che potrebbero, in teoria, persino aumentare. Ovviamente saranno i giudici a decidere se rinviare a giudizio l’uomo oppure archiviare tutto ma colpisce il fatto che i reati sarebbero stati commessi sostanzialmente ai danni delle due donne, entrambe della nostra provincia, con cui negli ultimi anni si era accompagnato andando anche a convivere. Ieri mattina, comunque, davanti al Giudice dell’udienza preliminare Marta Baldasseroni, oltre all’uomo c’erano il suo avvocato difensore mentre dall’altra parte dell’aula c’era il rappresentante della parte civile, l’avvocato Alessandro Ravani. Era invece assente la vittima dei reati (veri o presunti lo deciderà il giudice) di cui il lunigianese è accusato. Particolare interessante. Secondo la Procura di Massa l’uomo (un trentenne) aveva sottoposto la donna anche a ripetuti maltrattamenti. Da notare che da questa donna il lunigianese ha avuto anche un figlio, ancora minorenne.

E proprio questa donna avrebbe raccontato agli inquirenti di essere stata oggetto anche di maltrattamenti, di una condotta di sopraffazione sistematica, causata probabilmente dalla gelosia dell’imputato. Alla signora, tra le altre cose, sarebbe stato imposto persino di non avere rapporti di alcun tipo con le altre persone, soprattutto se erano di sesso maschile. Ovviamente poi saranno i giudici a stabilire se le accuse formulate dalla donna e dagli inquirenti si basano su dati di fatto e prove oggettive, oppure no.