
Vespista doc a 86 anni: "La passione di una vita. Andare in auto? Ma via..."
di Patrik Pucciarelli
Inseriva la terza, arrancava poi prendeva i giri e quel passo non aveva più segreti. Camminava a velocità di crociera, capelli all’aria, gas costante il rombo del due tempi era musica per le sue orecchie. La vita dell’86enne Paolo Guidelli, è un tragitto su due ruote, la Vespa Piaggio è il suo mezzo e guai a chi prova a dargli una macchina perché lui, tutt’ora, salta in sella mette la prima e va dove vuole. Nella sua casa in via Pometto nella frazione di Fossone a Carrara, appoggia sul tavolo le fotografie, lo fa con la moglie Irene Sacchelli sua complice da una vita e fedele compagna di viaggio.
Nei loro occhi la passione per quel mezzo del 1959: 150 centimetri cubici di motore, tre marce, faro tondo e olio al 2%. "A quel tempo i soldi erano quelli che erano - racconta Guidelli -. Prima davo una mano a un commerciante di Sarzana, facevo il commesso, poi sono stato assunto dall’allora compagnia elettrica la Cieli che in seguito è diventata l’Enel, prendevo 30mila lire di stipendio. La prima mia vespa è stata appunto la 150 con motore Vbb1, acquistata a Spezia proprio nel ‘59 in un negozio sul viale Colombo a 160 mila lire. Gli ho dato 100mila lire in contanti e 60 in cambiali, ma l’emozione nel portarla a casa ha ripagato quella spesa che ai tempi era importante".
Da quel momento Paolo non ha mai smesso di viaggiare su due ruote. Estate, inverno, pioggia, neve, vento sono solo piccoli particolari che nulla possono fare se sotto i suoi piedi c’ la vespa. "Il primo anno dopo l’acquisto ho macinato 18mila chilometri, viaggiavo anche di notte - spiega il vespista -. Poi sono iniziati i viaggi insieme a mia moglie, quelli più lunghi, lei aveva 17 anni e la portavo ovunque. Abbiamo fatto tutta la Garfagnana, poi Genova, nel 1961 siamo andati a Livorno, poi Parma facendo il Passo della Cisa".
In quel viaggio la moglie Irene era seduta dietro, stava di fianco con le gambe accavallate poi quando la salita si faceva dura "mi giravo in avanti tenendomi forte a lui" spiega la donna. Ma il passo come il resto delle salite non sono mai state un problema, "addirittura certe le facevo in terza marcia - sottolinea Guidelli -. Perché le vespe a quattro marce vanno più veloce, ma quelle con tre si arrampicano ovunque". Le storie dei due centauri dei 60 orari si perdono tra le foto che sul tavolo aiutano il ricordo. Una un particolare salta all’attenzione quella di Irene che nel bianco e nero della pellicola è in posa sul sellino, un vestito a gonna larga a pois, capelli raccolti. Sorride, guarda nell’obbiettivo della macchina fotografica, aveva 20 anni.
"L’ho sempre accompagnato - racconta Irene -, poi sono iniziate le trasferte insieme al vespa club ’Antonino’ Carrara dei Marmi (guidato dal presidente Roberto Zefiro). Durante un raduno una signora ci ha tirato un secchio di acqua addosso perché facevamo troppo rumore. Invece in un altro c’erano più di 300 vespe". Nel suo garage Paolo oltre alla 150 conserva una 200 px dell’84, poi una 125 px sempre dell’84 e una 50 special, tutte rigorosamente con pezzi originali. "Le mani nel motore le ho sempre e solo messe io - conclude Paolo -. Basta che le tiro fuori metto la benzina e loro partono al primo colpo di pedalina".