REDAZIONE MASSA CARRARA

Veleni nella zona industriale Zia a caccia dei responsabili

Il Consorzio incaricato di trovare i soggetti che hanno contaminato i terreni con ’ceneri di pirite’

Veleni nella zona industriale Zia a caccia dei responsabili

Il Consorzio Zona industriale apuana va a caccia di ‘ceneri di pirite’ con l’obiettivo di individuare i responsabili della contaminazione. E’ uno degli ultimi passaggi che segna in qualche modo il ritorno della competenza sulle bonifiche dalla Regione Toscana al territorio. Non un effetto diretto della recente sentenza della Corte Costituzionale ma a ogni modo un dato di fatto perché oggi il Consorzio Zia ha di fatto questo incarico specifico dopo un tavolo di confronto avuto con i vari soci e in particolare la Regione e i Comuni di Massa e Carrara. Due le linee di indirizzo che ha fornito l’amministratore unico Norberto Petriccioli nell’incarico affidato alla società di Carrara, Ambiente Spa per circa 9mila euro. Il primo è soprattutto operativo e serve a dare respiro alle aziende e ai proprietari dei terreni che in qualche modo ricadono in area Zia.

A oggi le analisi effettuate sui terreni e sulla falda sono di fatto ‘puntuali’: ci sono pozzi e perforazioni dei terreni, inseriti su mappa in una sorta di nuvola di punti che poi hanno un effetto poco pratico a livello normativo. Attraverso il supporto di Ambiente Spa, quindi, ciascun punto sarà associato a mappe catastali, alle proprietà (a oggi questo avviene solo all’interno di ciascun fascicolo), così da definire con precisione per ogni lotto quale sia lo stato della bonifica e della contaminazione, se sia possibile liberare le aree dai vincoli oppure no, e per i lotti su cui non esistono analisi, quantomeno aggiornate, stabilire magari un’ipotesi in base alla ‘posizione’ rispetto ad altri: interclusi o meno in aree che è possibile liberare o meno, con o senza prescrizioni specifiche. Saranno costruite quindi delle mappe vere e proprie che il Consorzio Zia ha intenzione poi di rendere pubbliche e accessibili attraverso i siti ufficiali. E questo è il primo passo.

Il secondo riguarda invece la cenere di pirite, un contaminante che potremmo definire ubiquitario sul territorio: si trova un po’ dappertutto ed è associato alle contaminazioni diffuse dovute all’industria chimica ma non solo. Dal tavolo di confronto con Regione, Arpat e i Comuni di Massa e Carrara, che si è svolto a dicembre dell’anno scorso, si è poi arrivati a un successivo incontro con l’ufficio ambiente della stessa Toscana ad aprile che ha appunto esteso l’incarico ricognitivo alla determinazione della presenza di ceneri di pirite in alcune porzioni delle aree Sin e Sir: studio che servirà anche ad avere un quadro tecnico e storico per la ricerca dei soggetti responsabili della contaminazione.

Ma perché ceneri di pirite? Perché per l’appunto non si trova soltanto all’interno della zona industriale, ma come aveva evidenziato l’allora responsabile di Arpat di Massa Carrara, Gigliola Ciacchini, nella relazione del 2013 allegata alla delibera della giunta regionale con la quale la Regione proponeva al ministero dell’ambiente la "riperimetrazione" dei siti Sin toscani, ci sono inquinanti dovuti alle vecchie lavorazioni fra cui appunto le ceneri di pirite associate ai veleni arsenico, piombo e cadmio, "riscontrati soprattutto all’interno dei siti dismessi (Syndial, ex Cokeria, Farmoplant), ma sono presenti anche in aree ad uso residenziale, in quanto venivano utilizzati per il riempimento di quote depresse". Veleni presi dalle aree industriali, utilizzati per riempire terreni ‘depressi’ o magari vecchi canali di scolo oggi zona di palazzi e villette con terreni contaminati.