
di Francesco Scolaro
Quando si arriva all’incrocio di via delle Gorine con via del Bagaglione le case si diradano e si apre la vista su una grande distesa di verde. Ulivi e alberi da frutto, campi a vista d’occhio tagliati dai binari della ferrovia. E’ il centro urbano che lascia lo spazio a quel che resta della Massa rurale e agricola che sopravvive all’urbanizzazione. Chi ci abita sa di trovarsi in un angolo tranquillo ed è felice di vivere e lavorare qui. Ma il piccolo polmone verde, come lo chiamano i residenti, rischia di essere travolto, soffocato e spazzato via da una striscia di catrame, ferro e calcestruzzo da oltre 22 milioni di euro. E’ qui che dovrebbe passare la variante Aurelia, secondo il progetto di Anas al vaglio della Valutazione di impatto ambientale del Ministero della transizione ecologica. Un’opera che però non piace e nella zona del Bagaglione è nato il primo comitato contro, ‘No Variante Aurelia’ che conta già una cinquantina di famiglie. Il concetto è chiaro: la variante non serve, non risolve il problema del traffico ma lo sposta in un’area verde che sarà fatta a pezzi.
"Se risolvesse il problema del traffico forse potremmo anche accettarla ma non sarà così – incalza Alessio Penaglia -. In pratica sposta il traffico di 500 metri dall’Aurelia a una zona agricola. Buttano giù il distributore in via del Papino, appena ristrutturato. Impatta su un tratto viario che esiste già. Poi case abbattute, terreni agricoli devastati…". Carlo Massa segnala altri gravi problemi: "Una mega rotonda davanti all’ingresso dell’Opa con i camion in salita, smog, rumori e vibrazioni davanti all’ospedale. Interrompe pure un tratto della via Francigena che passa da via delle Gorine. Sarà creata un’enorme rotatoria di 60 metri che arriva dalla ferrovia quasi all’incrocio con via del Bagaglione, attraversa quello che oggi è un tirreno privato ed esce davanti a un muro: come faranno i camion? Davanti al cimitero, dove sarà realizzata la rotatoria di via del Papino, c’è poi un grave problema idrogeologico con fossi tombati. Lì passano la gora Estense, il fosso del Magliano e quello delle Grondini". C’è chi la variante se la troverà davanti alla porta, come Domenica Fazzi: "Buttano giù il mio garage, tre stanze di una casa che è lì da 200 anni. La mia abitazione si trova a 30 metri dalla ferrovia, quando passa il treno e siamo a tavola vibra tutto. Mettiamoci pure i camion e lo smog".
C’è chi in questo polmone verde ha deciso di avviare un’attività ‘green’, come Giulia Lazzarotti dell’azienda agricola biologica Il Carratore: "Certo lo smog andrà a incidere sulla scelta del biologico che ho fatto negli anni passati tenendo conto del fatto che si tratta di un’area agricola, una zona silenziosa e tranquilla. E’ il principio di eliminazione del piccolo polmone verde nella città". Ne sono certi, la variante peggiorerà la qualità della vita: "Quindici anni fa ho comprato la casa per farci stare in futuro i miei figli – racconta Giusy Novelli –, a un prezzo che oggi già non esiste più. Ma ora che la variante mi passerà sul marciapiede di casa e mi toglie 1 o 2 ettari di terreno il valore dell’immobile crollerà. Non avrò più i soldi investiti e i miei figli certo non abiteranno qua dove la strada passa dietro le finestre. Avevo comprato in campagna, non a Milano". Poi i pannelli fonoassorbenti alti 5 metri che bloccano la visuale come la muraglia anti deragliamento, il sottopasso di via delle Gorine che diventerà una ‘fossa’ pericolosa per consentire il passaggio della variante. E la beffa delle mappe sull’inquinamento: "Sono venuti da Roma a fare i rilievi fra aprile e giugno del 2020, i mesi del lockdown – conclude Massa –. Una presa in giro: non c’era traffico e non passavano i treni, rilievi falsati".