"Urgenti incentivi per far lavorare i medici nei territori disagiati"

Una proposta di legge ferma in Parlamento per favorire la scelta delle aree interne

"Inconcepibile avere solo cinque pediatri in Lunigiana", una situazione che mette a rischio l’assistenza sul territorio e allora diventa "urgente rendere più allettante per i medici lavorare nelle aree disagiate". E’ quanto chiedono i rappresentanti di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese, candidato alla Camera, il consigliere regionale Vittorio Fantozzi e il coordinatore del partito in Lunigiana Umberto Zangani, raccogliendo il grido di allarme lanciato dal medico pediatra Aldo Vivaldi attraverso il nostro giornale, e sottolineando le "non più difendibili lacune del sistema sanitario toscano, il cui impatto è ancora maggiore nei territori più disagiati come la Lunigiana".

"Cinque pediatri, come dice Vivaldi, che ricopre il ruolo di assessore ad Aulla e non è certo sospettabile di intelligence con Fratelli d’Italia, sono davvero pochi, specie per un territorio così vasto, e in prospettiva – sostengono – , allargando lo sguardo ai medici in generale, la situazione sarà destinata a peggiorare con un numero di pensionamenti a cui non farà seguito un analogo numero di nuovi assunti. Pensiamo ad esempio alla carenza dei medici di famiglia, settore che risentirà pesantemente della mancanza di turn over e costringerà i cittadini dei comuni più piccoli a cercare in altri municipi il proprio dottore di fiducia".

Per i rappresentanti di Fratelli d’Italia la situazione è legata a "errori di programmazione e probabilmente criteri di formazione da rivedere, ma soprattutto incide il fatto che venire a lavorare in Lunigiana, anche da Massa (si parla infatti anche di rotazione dal Noa) è visto dai medici come penalizzante, perché la spesa evidentemente non è pari all’impresa". Ricordano la battaglia del loro partito per salvare il Don Gnocchi di Fivizzano e la proposta di legge depositata in Parlamento che "prevede incentivi per rendere più allettante per i medici trasferirsi nelle aree interne, cioè nei territori più disagiati".

"Va ripensata l’organizzazione complessiva del sistema sanitario regionale, che sta via via abbandonando – sostengono – i concetti di territorialità e di prossimità e che con le sue pessime performance spinge tanti cittadini a pagare due volte per lo stesso servizio. Le tasse per la prestazione pubblica non ottenuta o ottenuta a distanza di tempo siderali e la visita presso strutture private, naturalmente per chi se lo può permettere".