Ugo Pisa, il simbolo perduto. L’amarezza del Comitato: "Solo silenzio dalle istituzioni"

"L’ex colonia è stata demolita mentre noi aspettiamo ancora delle risposte"

Ugo Pisa, il simbolo perduto. L’amarezza del Comitato: "Solo silenzio dalle istituzioni"

Ugo Pisa, il simbolo perduto. L’amarezza del Comitato: "Solo silenzio dalle istituzioni"

"Ci lascia un senso di vuoto e un sentimento amaro di sconfitta percorrere il lungomare e non trovare più la sagoma di quella colonia che per 110 anni è stata presente sul nostro territorio e ne era diventata un simbolo". Così il Comitato Ugo Pisa ha commentato l’evvenuta demolizione dell’ex colonia. Emblematico anche il titolo del comunicato: the end (la fine). "La rapidità con la quale l’edificio all’interno del parco è stato demolito forse ci ha un poco stupito – afferma il Comitato –. Conoscevamo la conclamata determinazione dell’amministrazione nel voler raggiungere questo obiettivo ma, sotto sotto, confidavamo se non in un ripensamento quanto meno in una presa di coscienza di quello che stavano facendo. Ovviamente, ora che tutto è stato buttato giù e i buoi sono scappati, una contestazione che provenisse dagli organismi sovraordinati che abbiamo da tempo interessato della questione potrebbe avere come risposta solo un: “ops… troppo tardi…”. D’altro canto non ci stupisce il silenzio delle istituzioni rispetto alle domande che ormai da mesi andiamo ripetendo".

Queste le domande del Comitato. "Come è possibile che la Soprintendenza abbia autorizzato la demolizione di un edificio con un valore storico, culturale, memoriale, architettonico indiscusso, quando la stessa Soprintendenza non ha permesso che venissero minimamente toccate le fontane nel parco della Rinchiostra, arrivando addirittura a rimettere mano a tutto il progetto presentato dall’amministrazione comunale? Com’è possibile che i fondi europei del Pnrr (dove la seconda R sta per resilienza e quindi resistenza e adattamento dei territori davanti alle sfide dei cambiamenti climatici), siano stati utilizzati in un progetto che prevede cementificazione di oltre 2 ettari di parco, mentre il progetto originario erastato ammesso dalla Commissione europea proprio perché prevedeva zero consumo di suolo ulteriore? Perché la vittima sacrificale di ogni progetto previsto da questa amministrazione comunale è sempre il patrimonio verde e arboreo della città, come nel caso della previsione di edificare la nuova questura in una porzione del Parco degli Ulivi. E, infine, essere “quelli del fare” (sempre e a ogni costo) è veramente un merito? Talvolta “un bel non fare” (in attesa di progetti di qualità) non concretizzerebbe una scelta migliore per la città?".