
di Francesco Scolaro
Per proteggere il Lago di Porta bisogna fare un passo prima di tutti gli altri: espropriare le aree e i terreni che sono ancora di proprietà privata nella zona protetta, che sono molti, per evitare conflitti e riuscire finalmente ad avere una gestione tutta nelle mani degli enti pubblici. E’ questa la prima azione da mettere in campo inserita nel programma allegato alla versione finale del Contratto del Lago di Porta che è giunto alla sua stesura definitiva. Un lungo percorso partecipativo coordinato da Comunità Interattive e che ha visto come protagonisti oltre al Comune di Montignoso, capofila, Comune di Pietrasanta, Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord, Autorità di Bacino Distrettuale Appennino Settentrionale, Italia Nostra sezione Massa Montignoso, Associazione Amici della Terra Versilia, Legambiente Massa Montignoso, Legambiente Versilia, Wwf Alta Toscana, diversi cittadini iscritti al percorso partecipativo.
Tutti insieme hanno fatto il quadro delle criticità e potenzialità della principale area umida del territorio, l’unica rimasta in questa zona di costa di alta Toscana, individuando poi possibili soluzioni declinate in sette diversi assi strategici, ciascuno suddiviso in varie azioni: gestione del rischio idraulico; tutela dell’ambiente; gestione dei livelli idrici per coniugare sicurezza idraulica e salvaguardia della natura; tutela della biodiversità; garantire il riconoscimento del Lago come area umida di rilevante interesse ambientale, eco-sistemico, paesaggistico, idraulico; valorizzazione sostenibile del Lago; aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’area per il territorio.
Al primo punto, però, all’interno del primo piano di azione di durata triennale c’è proprio la necessità di portare tutta l’area protetta all’interno della proprietà pubblica. L’azione ha un nome ben specifico: esproprio. Il problema d’altronde non è banale: il Lago, si ribadisce nel piano di azione, risulta essere quasi interamente di proprietà privata e questo influisce sugli interventi di manutenzione e sulla sua fruizione tanto da aver creato conflitti anche con la Regione quando si è deciso di utilizzarlo come cassa di espansione del Versilia o quando lo si è destinato ad area protetta.
Quindi la prima cosa da fare sarà andare a mappare le aree da espropriare in zona protetta, valutando anche se farlo lungo il fiume Versilia, e soggetti attuatori saranno il Comune di Montignoso e il Wwf Alta Toscana coinvolgendo Pietrasanta, Forte dei Marmi e la Regione. Mappe alla mano poi si creerà un tavolo di concertazione fra i Comuni coinvolti e avanzare la richiesta di esproprio alla Regione: una procedura non facile per arrivare a definire un iter di esproprio che durerà circa 2 anni e a quel punto bisognerà trovare le risorse necessarie stimate in 1,5 milioni di euro. Però la linea sembra tracciata: c’è la volontà di riportare il Lago di Porta nelle mani del pubblico ora è nero su bianco.