
di Daniele Rosi
Marmo bianco, scalpelli e tanta passione per la scultura. E’ quel che basta agli studenti della scuola del marmo ’Pietro Tacca’ per creare piccoli capolavori e lasciare così un segno della loro arte alle generazioni future. All’interno delle aule laboratorio della storica scuola, questi giovani studenti, o se preferiamo, artisti in erba, studiano e si preparano per un futuro all’insegna della scultura e del bello, inseguendo ognuno il suo personale sogno professionale. Una scuola che, nel corso degli anni, ha dovuto affrontare tanti pregiudizi e luoghi comuni; uno su tutti, l’essere considerata come il luogo ideale degli alunnicon poca voglia di studiare.
Luoghi comuni per l’appunto, come confermato dagli stessi studenti, felici nel loro piccolo di dare quel minimo contributo e migliorare l’immagine della scuola del marmo. "Ho sempre amato l’idea che da un semplice blocco si potesse creare qualcosa e darle vita – racconta Rebecca Morelli della 5a – e fin dal primo momento che sono arrivata in questa scuola, ho capito che la strada intrapresa fosse quella giusta. Una volta preso il diploma, mi piacerebbe studiare all’Accademia oppure perfezionare la mia arte scultorea andando in Trentino a studiare la tecnica di lavorazione con il legno". Rebecca non è l’unica ragazza iscritta alla scuola del marmo, per molto tempo considerata ad indirizzo maschile. Altre ragazze come lei, compagne di classe, condividono la sua stessa passione e, piene di polvere, ci raccontano di un futuro incerto ma allo stesso tempo speranzoso. "In questa scuola si lavora sodo e l’attività dei laboratori è fondamentale – sottolineano Maya Franchini e Sabina Axinte della 5a –. Dal primo anno si svolgono i corsi sulla sicurezza perché è sempre bene rimanere attenti quando si lavora in laboratorio. Ci sono materie come scultura o la progettazione al computer che sono molto interessanti – spiegano – e la dad dell’anno scorso, per una scuola come la nostra, non ha reso le cose semplici". Poco distante dalle alunne, in un laboratorio attiguo del ’Tacca’, sta lavorando con occhiali e guanti Nicolò Forti, altro alunno di quinta; una vera e propria istituzione all’interno della scuola. Un ragazzo che quando racconta del suo lavoro lo fa con trasporto e passione. "Ho dovuto combattere contro i pregiudizi della mia famiglia quando mi sono iscritto cinque anni fa – racconta Nicolò – perché avrebbero preferito che scegliessi un altro indirizzo di studi. Con il passare del tempo ho dimostrato quanto ci tenessi e adesso sto riuscendo a crearmi una professione. Scultura è la materia più bella – ammette –- perché nessun’altra cosa mi restituisce quelle sensazioni meravigliose che ricevo quando lavoro un pezzo di marmo; è emozionante. In questa scuola ci diamo da fare e se un giovane ha passione per la scultura e la manualità, non ha da pensarci due volte". Per il futuro, come confermato dalla preside Ilaria Zolesi, il ’Tacca’ sta inoltre organizzandosi per aumentare le ore dedicate al restauro e istituire se possibile un convitto, in modo da accogliere un numero maggiore di ragazzi, soprattutto quelli provenienti da fuori regione.