
Stop al piano industriale. Cermec, il biodigestore si blocca davanti alla bonifica dei rifiuti
La realizzazione del biodigestore al Cermec per ora resta appesa al palo. C’è un problema più urgente, una conditio sine qua non, che riporta tutti ai nastri di partenza: prima bisogna realizzare le bonifiche. Attenzione, non stiamo parlando di quelle della falda finanziate dalla Regione Toscana, già oggetto di Accordo di Programma.
Ci sono operazioni di risanamento che riguardano nello specifico l’area del Cermec, a partire dalla ‘montagnola’ che contiene i rifiuti dell’inceneritore dismesso alla fine degli anni ’70 e che hanno un costo valutato, come minimo, attorno ai 6 milioni di euro. Soldi che Cermec non ha, figuriamoci, deve ancora liberarsi del tutto dal cappio del concordato. Risorse che i Comuni soci, Massa e Carrara, non hanno a bilancio e che difficilmente potrebbero mettere sul piatto. Fondi che a quanto pare neppure RetiAmbiente potrebbe elargire in ‘beneficenza’ al Cermec, nonostante qualche speranza ci fosse stata all’inizio dell’anno, perché poi bisogna renderne conto a tutti gli altri soci di quello che è il gestore unico regionale.
Almeno è questo il paletto principale che è emerso ieri dalla Conferenza dei servizi convocata dalla Regione per la valutazione della nuova Autorizzazione integrata ambientale, Aia, per la realizzazione di un biodigestore che in tutto da solo prevede un investimento da oltre 36 milioni di euro. Alla Conferenza dei servizi erano convocati il Ministero, Comune di Massa, Ato, Autorità idrica Toscana, Gaia, Arpat, Usl Toscana Nord Ovest, Vigili del Fuoco oltre ai vari uffici della Regione. Una riunione tecnica per valutare il progetto di realizzazione di un impianto di valorizzazione aerobica ed anaerobica di rifiuti biodegradabili, con produzione di biometano, nella installazione esistente di gestione rifiuti con Trattamento meccanico e biologico. La seconda Conferenza dei servizi. "Aspettiamo di vedere che cosa scriveranno nel verbale – sottolinea l’amministratore unico, Lorenzo Porzano, raggiunto al telefono mentre la riunione era ancora in corso – Tuttavia già ora dalla discussione, per come si è sviluppata, è evidente che c’è un grande ostacolo da superare che è quello delle bonifiche. Se non si realizzano, è molto difficile che il progetto possa partire".
E allora il nodo è cruciale. A gennaio, con la firma dell’accordo di gestione transitoria, si ipotizzava infatti che fosse RetiAmbiente a versare anche le risorse per le bonifiche, da recuperare poi in fase di gestione con tutta probabilità tramite le tariffe sui rifiuti. Ma di quell’ipotesi non si è saputo più nulla. Anche perché non sono spiccioli: solo le bonifiche costano 6 milioni di euro. Poi ci sono le opere correlate, come nuovi spogliatoi e uffici, l’impianto di trattamento delle acque di falda e di pioggia, che portavano il totale a 11 milioni. Soldi che per ora non ci sono: un vuoto che ferma le bonifiche e di conseguenza il piano industriale.
Francesco Scolaro