Stalking e riti magici, via agli interrogatori

Alcuni indagati hanno deciso di non parlare, altri hanno detto che non sapevano nulla delle “trame“ dell’imprenditore ora in carcere

di Andrea Luparia

Sono cominciati, ieri mattina, gli interrogatori di garanzia delle persone iscritte nel registro degli indagati per il clamoroso caso di stalking e ’riti magici’ esploso la scorsa settimana. Ieri mattina, nello spazio coperto tra il Tribunale e la Procura dello Repubblica, era un via vai di indagati, avvocati difensori e inquirenti (tra questi ultimi ovviamente anche il capo della squadra mobile Antonio Dulvi Corcione). Come spesso accade, qualcuno ha deciso di non rispondere, in attesa di vedere quali carte ha in mano il Pubblico Ministero. Altri invece avrebbero iniziato a dare qualche risposta. A quanto sembra, da queste testimonianze pare che qualche indagato abbia sostanzialmente sostenuto di essere stato, come dire, ingannato dal giovane marocchino che fingeva di essere un bravo investigatore privato. Capiamoci. Il giovane nordafricano residente da tempo a Carrara, a quanto pare in passato aveva effettivamente collaborato, in modo occasionale e saltuario, con qualche “detective“ privato. Ma senza mai diventare a sua volta un vero “detective“. Non aveva il tesserino, insomma. Ma aveva sviluppato dei contatti e si era fatto conoscere. Così, quando ha cominciato a chiedere ai due giovani spezzini, ai suoi tre compatrioti residenti in Versilia e ai due massesi finiti nell’elenco degli indagati, se lo aiutavano a pedinare due persone, questi non si sarebbero posti grossi problemi. Chissà, forse pensavano di lavorare intorno ad un coppia in crisi, ad un possibile tradimento. A quanto pare non avrebbero mai pensato di essere solo delle pedine manovrate da una persona, l’imprenditore adesso in carcere a Como, che faceva “stalking“. Invece era lui la mente dietro tutto. Aveva spiegato nel dettaglio cosa succedeva al suo “braccio destro“ a Carrara? Per il momento non è possibile saperlo. Ma è chiaro che la posizione processuale del giovane immigrato cambierà, e non poco, a seconda di quanto risulterà dagli accertamenti ancora in corso.

Particolare piuttosto interessante. Questa primavera ripartirà il processo a carico dell’imprenditore lombardo. L’accusa è identica: stalking“ ai due dei due giovani massesi. Rischia una prima condanna ma la prima udienza era stata una “falsa partenza“, con un rinvio immediato. Gli uomini e le donne della squadra mobile di Massa che avevano seguito le indagini quel giorno erano in aula ma hanno solamente perso tempo.