
Liberi tutti ma niente più partite. Almeno fino al 26 gennaio 2022. Si è conclusa così, ieri sera, l’udienza per la convalida degli arresti domiciliari e la richiesta di giudizio per direttissima a carico dei dieci ultras coinvolti nella megarissa di sabato pomeriggio ad Avenza. Scene di guerriglia urbana, riprese da tre video amatoriali che, analizzati dalle forze dell’ordine, hanno portato alla loro identificazione e, all’alba di due giorni dopo, agli arresti domiciliari per i dieci: tre massesi e sette carrarini. Per tutti loro, la Pm Rossella Soffio aveva chiesto la convalida degli arresti, la conferma dei domiciliari e l’apertura del giudizio per direttissima. Compatta la richiesta degli avvocati difensori dei dieci imputati: termini a difesa, cioè rinvio del processo per avere il tempo di visionare i tre video che riprendono gli avvenimenti ed elaborare la difesa, e alleggerimento delle misure cautelari domiciliari con l’obbligo di firma.
Richieste tutte accolte dal giudice Dario Berrino che, ieri sera, ha convalidato gli arresti eseguiti “in differita“ dalla Polizia e sentenziato: immediata rimessa in libertà e misura cautelare ridotta all’obbligo di firma nei giorni di sabato, domenica e lunedì e in corrispondenza delle partite delle squadre Carrarese, Massese e San Marco Avenza. Con un rafforzamento dell’obbligo in questi ultimi casi: dovranno presentarsi in questura 15 minuti prima e 15 minuti dopo ogni incontro. Accolta anche la richiesta dei termini a difesa, con la prima udienza del processo fissata alle 9.30 del 26 gennaio. Soddisfatti, ovviamente, gli avvocati difensori. Un po’ meno, forse, gli imputati che dovranno rinunciare ad andare allo stadio almeno fino alla fine di gennaio. Ed eccola la lista completa degli imputati.
Per la fazione massese: Marco Celi e Stefano Iacopetti, difesi dall’avvocato Marco Guidi che assiste anche Luca Salvatori insieme a Giovanni Adami. Per la fazione carrarese sono finiti davanti al giudice: Antonio Bottici, difeso dall’avvocato Luca Lattanzi; Carlo Cacciatori, assistito da Alessio Menconi; Andrea Carnicelli, difeso da Monica Remorini; Maurizio D’Aquino, difeso dall’avvocato Massimo Lombardi; Massimo Dell’Amico, rappresentato dall’avvocato Emanuela Monaci; Pasqualino Gianfranchi, difeso da Alessandro Silvestri; Giorgio Vivi, difeso da Vittorio Briganti.
Per tutti, l’accusa è di aver partecipato ad una rissa in cui Guido Siniega, supporter della tifoseria della Carrarese calcio, ha riportato trauma cranico lieve guaribile in 5 giorni. Per ciascuno di loro, poi, altre imputazioni differenziate a seconda della azioni commesse durante lo scontro, come l’utilizzo di oggetti in modo da creare un reale pericolo per le persone: cinture, bastoni, ombrelli impugnati dalla punta, aste. Con recidiva specifica per Bottici (sottoposto a Daspo dal 2019 al 2024), Cacciatori, Vivi, Dell’Amico, Iacopetti e Salvatori che hanno a loro carico precedenti penali e di polizia.
L’udienza di ieri si è aperta con le deposizioni degli ispettori Gianluca Lorenzini e Marco Schiettini che hanno illustrato diversi fermo-immagine dei video amatoriali raccolti e analizzati con minuzia per procedere all’identificazione dei soggetti coinvolti mentre brandiscono mazze che sembrano di legno, ombrelli impugnati dalla punta e cinghie. Ma sono ancora diversi i punti da chiarire. I video mostrano la formazione massese con abbigliamento simile (felpe scure con cappuccio sulla testa) e movimenti che danno l’idea di un’azione di gruppo coordinata, una sorta di “appuntamento“. Lo era davvero? I Carraresi, invece, sono vestiti in modo differenziato e appaiono in netta minoranza. La loro è stata solo difesa? Altro punto su cui i legali hanno sollevato non poche perplessità è l’assenza del ritrovamento degli “oggetti contundenti” sul luogo degli scontri.
Alina Lombardo
Giovanni Landi