Scartato l’ultimo acquirente Sanac a rischio chiusura

La multinazionale indiana Dalmia non garantiva continuità produttiva e occupazione. Si va verso lo stop operativo a settembre e una nuova gara ancora al ribasso

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E’ stato strappato anche l’ultimo petalo della margherita di pretendenti per Sanac che si ritrova senza aquirenti alla porta e con l’incubo di una chiusura operativa da settembre, con i lavoratori a casa e l’ipotesi di un nuova gara ancora al ribasso. La proposta della società indiana Dalmia è svanita nel nulla, volatilizzata come le promesse della politica, da livello locale vino al Ministero dello sviluppo economico con quest’ultimo che si ritrova a fronteggiare una situazione di crisi alla vigilia di un’elezione politica molto complessa.

A dare l’annuncio della fumata nera sono le Rsu della Sanac di Massa che nel pomeriggio di martedì hanno incontrato il direttore generale Rosario Fazio e il direttore generale dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria, Claudio Sforza: "La procedura di vendita in favore di Dalmia non verrà portata a termine per la presenza di alcune criticità che ne impediscono il perfezionamento". I lavoratori non entrano nel merito dei problemi rilevati ma lo fa la presidente della commissione lavoro della Camera, Romina Mura (Partito democratico) che evidenzia come "la multinazionale indiana Dalmia non avrebbe intenzione di garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali" il che porterebbe a "indire un nuovo bando di gara".

Il castello di speranze si sta sgretolando di mese in mese: il mancato acquisto da Arcelor Mittal dopo un lungo tira e molla nella prima gara, poi la mancata partecipazione di Acciaierie d’Italia, in cui è socio lo stesso Stato tramite Invitalia, in sede di offerta definitiva alla seconda gara di vendita del gruppo Sanac che si è conclusa nelle scorse settimane. Era rimasta solo Dalmia come ultima speranza. Una crisi industriale in cui la politica, secondo sindacati e lavoratori, ha colpe enormi: si sentono traditi da politica e istituzioni e per questo le Rsu, con il mandato dei lavoratori ottenuto in assemblea, restituiranno le tessere elettorali davanti al Prefetto, al presidente della Provincia e ai sindaci di Massa e di Carrara, in vista delle prossime elezioni.

"Non è possibile che un’azienda come Acciaierie d’Italia possa permettersi di prendersi gioco della politica – incalzano le Rsu Sanac – e dell’intero sistema economico italiano e che i commissari di Sanac si trovino costretti a richiedere decreti ingiuntivi, a oggi 27, per vedersi pagate le normali forniture, ottenendo in cambio la cancellazione di tutti gli ordini". Lo stabilimento Ilva di Taranto, principale committente di Sanac, ha smesso di fare ordini ormai dal 2020. "A quale scopo? Svalutare e rendere sempre meno appetibile ed efficiente l’azienda? Noi ci auguriamo che la risposta sia ben diversa, poiché questo rappresenterebbe un altro grave fallimento della politica e delle istituzioni". Il polo produttivo di Massa, inoltre, in solidarietà agli altri tre stabilimenti del gruppo non accetterà lavorazioni da impianti Sanac dove sarà sospesa l’attività produttiva.