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Cronaca

Sassalbo si prepara a ricordare il disastroso terremoto del 1920 che portò nel borgo morte e rovina

di Roberto Oligeri

“Discesi dal poggio su cui sorge Fivizzano, ci fermammo su una spianata, colpiti da un fenomeno strano: uccelli d’ogni specie accorrevano con volo inquieto a raccogliersi in fondo a un burrone poco distante, mandando strida disperate. A un tratto un forte boato ha rotto la quiete e subito dopo la terra ha incominciato a tremare... abbiamo visto levarsi delle nubi di polvere che ci fecero intuire la rovina che stava succedendo laggiù.... Tornati di corsa a Fivizzano abbiamo constatato l’entità del disastro...” Questo è il racconto fatto dalla prima persona incontrata da un collega della redazione de “La Nazione” di Lucca accorso la notte del 7 settembre 1920, un secolo fa, a Fivizzano. Alle 7,56 un’onda sismica, con epicentro Villa Collemandina in Garfagnana,con intensità X° grado della scala Mercalli , aveva raso al suolo il capoluogo. Un evento disastroso che va sotto il nome di “Terremoto della Lunigiana e Garfagnana” che causò, in base stime dell’epoca 171 morti e 650 feriti, considerato uno degli eventi sismici più distruttivi nell’Appennino nel XX° secolo. Fivizzano, che all’epoca contava 17mila abitanti , dopo la Prima Guerra Mondiale e il flagello della febbre spagnola, si trovò così a fronteggiare una nuova catastrofe. Dei cento borghi, uno dei più colpiti fu Sassalbo (dove il 12 si terrà uno specifico evento promosso da Provincia e Comune) in cui vivevano 1.500 persone, che ebbe un elevato numero di morti e distruzioni immani. I soccorsi del tempo, dopo una prima sottovalutazione determinata dalle difficoltà di comunicazione, videro mettersi in moto la macchina della solidarietà: il Ministero dell’Interno, grazie alle Forze Armate e a quelle di Pubblica Sicurezza, mise subito in atto una struttura di soccorso in grado di intervenire portando assistenza nei luoghi colpiti. Dalla Spezia, arrivarono le prime squadre di soccorso con i marinai della nave Cavour impegnati nello sgombero delle macerie, nel diseppellimento dei cadaveri e nel salvataggio dei sopravvissuti . Oltre ad essi, a Fivizzano intervennero volontari da Massa, da Carrara, innumerevoli componenti della pubblica assistenza e mille soldati di Fanteria.