"Riteniamo che il tempo del prelievo forzoso dalla Lunigiana sia scaduto", così il sindaco di Tresana Matteo Mastrini, torna a scrivere alla direzione Asl Toscana Nord Ovest e alla Regione Toscana per rappresentare l’insofferenza del territorio ai tagli della sanità. E’ di questi giorni la sua missiva indirizzata al Direttore Generale Asl Maria Letizia Casani e all’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini: nero su bianco, l’impazienza per le soluzioni che Mastrini più e più volte ha indicato in diverse precedenti occasioni di confronto istituzionale e che ora traccia descrivendole nei dettagli.
"Nell’ottica di attuare una proficua collaborazione – si legge nella nota - ma soprattutto di reperire il personale medico necessario, sarebbe utile approfondire l’attuale organizzazione sanitaria locale. Risulterebbe infatti esserci un certo numero di medici che, puntualmente, vengono spostati dalla Lunigiana per coprire alcuni turni all’Isola d’Elba, talvolta anche cinque di seguito. E risulta anche che ci siano medici chiamati a prestare servizio extra orario lavorativo presso la struttura privata della Don Gnocchi".
Sotto accusa, dunque, un modello organizzativo che vede ASL e Regione autorizzare i medici ad eseguire servizio tramite prestazioni aggiuntive a pagamento in altre sedi: perché questo meccanismo non viene applicato anche in favore della Lunigiana? E’ questo il senso del percorso che va battuto, secondo Mastrini.
"Penso che sia lecito porsi la domanda circa l’opportunità di questo modello organizzativo del tutto ingiustificato e ingiustificabile: per realizzare questo schema infatti Regione Toscana investe risorse aggiuntive, ne toglie cioè al nostro territorio per spenderne altrove", aggiunge ancora. In vista dell’atteso incontro della Società della Salute della Lunigiana con Asl e Regione che si dovrebbe tenere nel prossimo mese di dicembre, il sindaco di Tresana chiede dunque di inserire all’ordine del giorno queste stesse domande in attesa di definitive risposte. "Vista l’emergenza e la scarsità di risorse umane – scrive - sarebbe utile dunque quantificare puntualmente il numero di medici e il numero di ore che vengono prestate altrove sottraendole al nostro territorio e soprattutto conoscere l’investimento economico che questo drenaggio comporta".
Ciò che chiede Mastrini è anche il perché le prestazioni aggiuntive non vengano utilizzate per consentire la riattivazione delle ambulanze medicalizzate: "Nel complesso sono circa 600 le prestazioni cessate con l’interruzione di MIKE ad Aulla e Fosdinovo: come verrà raccolta la domanda di interventi in emergenza-urgenza?". E conclude: "Noi riteniamo che non ci siano i presupposti per continuare così e che ci siano invece fondate ragioni per tornare indietro".
Michela Carlotti