
L’emendamento salva-Sanac c’è: è stato presentato dalle parlamentari Simona Suriano e Yana Ehm, candidate per Unione Popolare, tramite un ordine del giorno posto in votazione alla Camera assieme al Decreto Aiuti che ora deve essere votato. "Lo avevamo annunciato agli operai davanti ai cancelli Sanac di Massa il 3 settembre – sottolineano i candidati di Unione Popolare nei collegi che riguardano la nostra provincia, Maurizio Acerbo, Rigoletta Vincenti e Nicola Cavazzuti –. Contiene precise proposte per risolvere la crisi del gruppo Sanac garantendo occupazione". L’ordine del giorno parte dall’articolo 30 del decreto Aiuti, che introduce misure urgenti a sostegno del comparto siderurgico, autorizzando la partecipata Invitalia a sottoscrivere aumenti di capitale così da rafforzare Acciaierie d’Italia, società a partecipazione statale al 50% e che gestisce le acciaierie del polo siderurgico ex Ilva di Taranto. Ma per Unione Popolare quelle risorse devono essere destinate anche ad aiutare le imprese italiane dell’indotto in crisi, come il gruppo Sanac verso cui Acciaierie d’Italia ha per esempio un debito di 30 milioni di euro e che da oltre un anno non fa più ordini a Sanac. Il documento impegna il Governo a vincolare l’aumento di capitale di Invitalia a una ricapitalizzazione a maggioranza pubblica "necessaria anche a garantire il tempestivo pagamento dei debiti nei confronti di Sanac e la partecipazione da parte di Acciaierie d’Italia al nuovo bando pubblico". Gara per la vendita del gruppo attesa a breve.
Regione. Nel frattempo anche la Regione Toscana ha chiesto un intervento diretto di Acciaierie d’Italia e un incontro con i vertici per confrontarsi sulla vicenda Sanac. Nella lettera inviata dal consigliere del presidente regionale per il lavoro e le crisi aziendali all’amministratore delegato Lucia Morselli, al Ministro e al vice ministro dello sviluppo economico e al coordinatore della struttura per la crisi d’imprese del Mise, dopo aver ricordato che la Regione "ha monitorato attivamente l’intero corso della vertenza", il consigliere sottolinea che il più grande gruppo siderurgico italiano, della cui compagine societaria fanno parte Am InvestCo Italy e Invitalia, non può considerarsi indifferente in ragione del "peso così determinante nella crisi in oggetto" dello storico sito industriale della provincia di Massa Carrara, circa 100 i lavoratori coinvolti e, di conseguenza, "nella sua possibile soluzione".