Sanac, il ministero riapre il tavolo di crisi

Convocazione a Roma per il 6 dicembre per i sindacati e gli amministratori straordinari del gruppo

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E’ passato in pratica un anno da quando i sindacati avevano dichiarato la protesta dei 4 stabilimenti Sanac con una manifestazione nazionale a Roma sotto la sede del Ministero dello sviluppo economico. Era il 10 dicembre del 2021. Una mobilitazione che si era resa necessaria per quelle che, all’epoca, erano le mancate risposte da parte del Mise e di una convocazione a lungo invocata e mai arrivata. Un anno dopo, con una nuova asta andata deserta e un’altra in corso a cui sono arrivate due offerte per l’acquisizione ancora tutte da scoprire ma non quella di Acciaierie d’Italia, si deve ripassare da Roma dove il 6 dicembre sarà riattivato il tavolo di crisi. A darne notizia è il deputato apuano di Fratelli d’Italia, Alessandro Amorese.

Cambia il nome sulla targhetta, non è più il Mise ma il Mimit, ossia Ministero delle imprese e del made in Italy, ma la sostanza è quella di una vertenza sempre aperta all’interno della quale ci sono oltre 300 lavoratori che rischiano il posto divisi in quattro stabilimenti, di cui il principale di Massa ancora occupa più 100 persone. La convocazione è fissata per il 6 dicembre alle 11. "Il Ministero ha ascoltato le sollecitazioni che abbiamo presentato come deputati delle province interessate dalle unità produttive Sanac – evidenzia Amorese –. La riapertura del tavolo ministeriale ci sarà il 6 dicembre alle 11. I contenuti devono essere definiti nel dettaglio ma ci saranno invitate le sigle sindacali e gli amministratori straordinari di Sanac. Mi sembra un primo segnale importante, con il Ministero che è attivato grazie anche ai deputati ma perché comunque ha questa vertenza in testa e vuole mantenerla fra le priorità". La speranza è che allo stesso presenzi il Ministro stesso, Adolfo Urso, così da poter avere un confronto diretto.

La tensione nello stabilimento apuano resta altissima e i lavoratori della Sanac chiedono ai sindacati di mobilitarsi con uno sciopere generale nei prossimi giorni. La richiesta è uscita dall’assemblea di lunedi in fabbrica, dove prosegue il presidio permanente.