Sanac, fumata nera a Roma Ma si riapre il tavolo di crisi

Nulla di fatto per i sindacati di ritorno dalla “missione’ al Ministero delle imprese "Peggio di stavolta era difficile fare, lo Stato non riesce a imporsi con Acciaierie"

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I sindacati tornano da Roma con le pive nel sacco. Non che qualcuno si aspettasse di sentire le fanfare del trionfo ma c’era la speranza di ottenere dal tavolo convocato al Mimit risposte alle domande, garanzie sul futuro di Sanac, certezze sulla posizione del Governo rispetto ad Acciaierie d’Italia per ottenere il pagamento dei crediti congelati dall’ex Ilva di Taranto e la ripartenza degli ordini. Niente. Al tavolo con i sindacati e i commissari c’era ancora il capo di gabinetto Luca Annibaletti, mancavano il ministro Adolfo Urso e i sottosegretari. L’unica notizia positiva alla fine è la riapertura del tavolo di crisi da parte del Governo. Per il resto si sono ritrovati i soliti attori a raccontarsi la medesima storia che già tutti conoscono. L’amministrazione straordinaria, le due gare andate a vuoto, la terza in corso, i crediti non pagati, gli ordini che non arrivano, cassa integrazione, posti di lavoro persi e altri in bilico. La filiera italiana dell’acciaio in mano alle voglie ‘globaliste’ di Arcelor Mittal che tiene sotto scacco lo Stato costretto all’arrocco e a pagare due volte.

"Risposte non ce ne sono al momento – il segretario Filctem Cgil, Umberto Faita – se non un generico impegno del Governo. Le nostre richieste sono state chiare: la ripresa degli ordini e il pagamento dei crediti. I commissari hanno delineato ancora lo scenario della gara, di una vertenza legata a Taranto. Il Governo si è impegnato a riconvocare il tavolo dopo il 19 gennaio, quando sapremo se ci sono offerte concrete o no, alla scadenza della due diligence". "Torniamo a casa un po’ delusi – evidenzia Stefano Tenerini, segretario Femca Cisl –, ci aspettavamo un cambio di passo dal Ministero, un cambio di atteggiamento nei confronti di Acciaierie, di fare pressioni. Annibaletti se ne è fatto carico e aspettiamo risposte". "Non ci aspettavamo soluzioni ma almeno una presa di posizione chiara nei confronti di Acciaierie da parte del Governo – va avanti Massimo Graziani, segretario Uiltec –Invece sembra che ci sia una totale incapacità di gestire la situazione. Abbiamo fatto presente che noi abbiamo già pagato lo scotto di 50 posti di lavoro, che lo Stato sta spendendo soldi pubblici nella cassa integrazione perché non riesce a imporsi con Acciaierie. Sulla sopravvivenza di Sanac i commissari sono stati chiari: senza il pagamento dei crediti la forbice è da 3 a 6 mesi".

"Credo si possa vedere il bicchiere mezzo pieno – conclude il deputato FdI, Alessandro Amorese –. In un mese di Governo è stato subito riattivato il tavolo nazionale su Sanac. Quando è stata scelta la data per la convocazione non si sapeva che il ministro e il sottosegretario Fausta Bergamotto sarebbero stati impegnati nelle commissioni di Camera e Senato per la legge di bilancio. Io comunque ho parlato con il ministro e il sottosegretario e l’attenzione per la vertenza Sanac è massima. Era importante rinstaurare subito il tavolo e il Governo c’era, tramite i suoi tecnici. Inoltre Sanac sta diventando un caso sempre più nazionale e questo è importante". FraSco