Rocco Macrì, il cardiologo degli ultimi

A pochi giorni dalla scomparsa colleghi e amici lo ricordano con stima e affetto. Da Azzolina a Emergency

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Sono passati pochi giorni dalla morte del dottor Rocco Macrì, cardiologo molto stimato e apprezzato per la sua professionalità, cultura e grande umanità, e alcuni colleghi lo ricordano. La sua storia viene da lontano: docente di fisiologia clinica a Torino, il dottor Macrì si trasferì a Massa in occasione dell’apertura della divisione di cardiochirurgia, lavorando a fianco del medico cardiochirurgo, Gaetano Azzolina. In seguito ricoprì il ruolo di primario dell’Unità coronarica dell’ospedale di Carrara dove aveva prestato la sua nobile professione fino al giorno del pensionamento. Tuttavia, il dottor Macrì non si era fermato e aveva raggiunto la terra d’Africa per lavorare con Emergency a fianco di Gino Strada: una missione umanitaria che lo aveva visto impegnato per diversi anni di solidarietà e generosità a sostegno di una popolazione bisognosa, dove le cardiopatie rappresentano un’importante causa di mortalità.

"Conoscevo bene Rocco – ci scrive la dottoressa Sofia Redaelli –. Ho lavorato con lui a Massa nel reparto di cardiochirurgia pediatrica dal 1971 al 1990 quando ci siamo trasferiti a Montepe e lui è diventato primario della cardiologia a Carrara. Entrambi in pensione, siamo stati a lavorare in Sudan nell’ospedale di cardiochirurgia di Emergency (Gino Strada). L’ ho seguito soprattutto dal 2015 quando, tornato dalla sua ultima missione a Kartoum, ha incominciato a star male". Come ricorda la vedova Luciana, la sua politica era quella di aiutare gli ultimi, stare a fianco delle persone nel momento del bisogno. Molto più di un medico: con Emergency aveva conosciuto la miseria delle popolazioni della parte più a sud del continente africano, sostenendo nuovi modelli di cura e di sviluppo. E proprio in quei luoghi di sofferenza il dottor Macrì aveva raggiunto il sublime obiettivo della sua vita: spendersi per gli altri e salvare vite umane.

"Parlare dell’ Africa era una delle poche che lo facevano sorridere – aggiunge la dottoressa Redaelli –. Il dottor Macrì era una persona colta, curiosa, un lettore indefesso e aveva riempito la sua casa di libri interessanti. Soprattutto amava l ‘ Africa, quella terra che aveva conosciuto da giovane, appena laureato. Dopo il ritorno dall’ultima missione in Sudan nel 2015 progressivamente le condizioni del dottor Macrì peggiorarono". Rientrò dall’Africa con una salute precaria a causa di un’infezione e nel tempo le sue condizioni non avevano trovato miglioramento, sfociando in un ictus. Se n’è andato, a 79 anni, il cardiologo dal cuore d’oro, lasciando un segno tangibile in quanti lo avevano conosciuto e stimato.

Angela Maria Fruzzetti