
Sono dieci i dipendenti che finiranno in cassa integrazione dopo la revoca della concessione alla cava76 ‘ Fiordichiara B. Putroppo queste dieci famiglie ora si trovano a fare i conti con lo spettro della disoccupazione.
La cassa integrazione segue la revoca della concessione. Dal controllo effettuato il 27 settembre 2023 dall’ufficio marmo, infatti, è emerso che la Cmv Marmi non ha rispettato le scadenze del piano di dilazione per più di due rate, e risultano altresì insolute più di due note di pagamento emesse successivamente al periodo oggetto di rateazione.
E ora rischiano di restare senza lavoro dieci dipendenti. L’azienda ha avvisato la Cgil della cassa integrazione, e se verrà corrisposta significa avere circa l’ottanta per cento dello stipendio per sei – otto mesi, e poi a scalare per un periodo massimo di due anni. L’importo totale del piano di rateizzo ammontava a 755mila e 157,84 euro, mentre l’importo residuo da riscuotere ammonta a 478 mila e 310,47 euro. Il Comune ha già attivato le procedure per riscuotere la fidejussione, anche perché in caso contrario le responsabilità di varia natura sarebbero cadute in capo al dirigente di settore, l’ingegnere Giuseppe Bruschi. Questa revoca della concessione che lascia senza lavoro dieci famiglie, evita che nelle casse comunali vengano a mancare i 478mila euro dovuti grazie alla fidejussione bancaria, che serve appunto per garantire al Comune l’introito dovuto in caso di morosità. Ma se le fidejussioni venissero eliminate, come si sta pensando di fare, chi garantirebbe le somme dovute al Comune? Una questione che ha già sollevato in questi giorni il consigliere 5 Stelle Matteo Martinelli giorni, e che sta dividendo il quartier generale di via Groppini. Senza contare che come detto la responsabilità di un mancato pagamento penderebbe sulla testa del dirigente di settore, che dovrebbe rispondere penalmente delle somme dovute e non incassate. La ‘Fiordichiara’ ha comunque la possibilità di fare ricorso al Tar Toscana entro 60 giorni dall’esecutività, o, in alternativa, ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni dalla medesima data della revoca.