ALESSANDRO SALVETTI
Cronaca

Quando i cavatori salvarono Abu Simbel

In Accademia l’architetto Hamdy El Setouhy ha ripercorso il valore delle conoscenze locali per il colossale monumento egiziano

di Alessandro Salvetti

Il ruolo di Carrara nel salvataggio di Abu Simbel e la cooperazione fra i popoli per proteggere un patrimonio culturale comune a tutte le civiltà. Questi i temi al centro della conferenza nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti dell’architetto egiziano Hamdy El Setouhy. L’esperto di architettura vernacolare e di interventi conservativi ha ripercorso, assieme alla moderatrice Anna Fabrizi, le tappe principali del trasloco dei celebri templi a cui collaborarono anche alcuni dei più esperti scultori e cavatori di Carrara, fra cui Nardo Dunchi, Luciano Paoli e Carlo Andrei. "Il contributo dei carraresi fu fondamentale" ha spiegato El Setouhy, poiché dalle nostre montagne partirono per l’Egitto numerosi macchinari per tagliare le pietre e soprattutto il nucleo decisivo delle centinaia di tecnici che seguirono il mastodontico progetto per salvare i templi dall’allagamento causato dalla costruzione della diga di Assuan. Inoltre, la decisione di tagliare in blocchi il tempio pesante 250 mila tonnellate partì proprio da Carrara, anche se in un primo momento non venne presa in considerazione: "Erano quattro le proposte al vaglio dell’Unesco. C’era chi proponeva di costruire una diga a protezione dell’opera e chi diceva che lasciarla sommergere dal lago artificiale avrebbe potuto attirare comunque turismo. Alcuni proposero, invece, di sollevarla, altri ancora di spostarla interamente grazie ad una enorme chiatta. Queste idee, però, furono scartate perché considerate troppo costose o pericolose. Si decise quindi di optare per la soluzione pensata dai carraresi". Fu così che, fra il 1963 e il 1968, il tempio dedicato al faraone Ramses II e alla moglie Nefertari venne smontato in circa 5 mila pezzi e ricostruito 60 metri più in alto e a 300 metri di distanza dal luogo originale. "Quella di Abu Simbel fu un’operazione folle, senza precedenti. Come disse il ministro della Cultura egiziano di allora Sarwat Okasha ‘Abbiamo dato una possibilità all’impossibile’. Ma è anche una storia preziosa e di successo, che tutti noi dobbiamo imparare. L’umanità intera si unì e collaborò per lasciarci in eredità un’opera importantissima" ha concluso l’architetto, che ha infine mostrato come in numerosi giornali del mondo e persino in un Topolino del 1961 si parlò degli eroi carraresi partiti per l’Egitto e del loro progetto.