
Un apparecchio per il controllo della velocità
Podenzana (Massa Carrara), 8 maggio 2015 - Il nome dell’indagine diceva tutto: «Hot velox». Al centro delle accuse un presunto giro di mazzette legate agli appalti dei lavori di manutenzione della segnaletica stradale e il noleggio di autovelox. Episodi che avevano portato all’arresto del comandante della polizia municipale di Spotorno Andrea Saroldi e dell’ex comandante della municipale di Podenzana Claudio Ghizzoni, accusato di corruzione e subito messo ai domiciliari. Vicenda partita due anni fa che ieri in tribunale si è chiusa con le sentenze: quattro anni di reclusione la condanna a Claudio Ghizzoni (60 anni residente a Montedivalli) e un anno e mezzo a Gabriele Ingrassia, agente della polizia municipale di Spotorno a sua volta coinvolto nell’indagine.
Per tutti l’accusa era legata al presunto giro di «mazzette» legate agli appalti dei lavori di manutenzione della segnaletica stradale e il noleggio di autovelox. Oltre alla condanna per Ghizzoni, è stata disposta pure l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e una provvisionale di mille euro. Al secondo imputato Ingrassia è stata contestata l’accusa di truffa e falso: per lui é stata decisa una provvisionale di 150 euro. Giá definita invece la posizione di Andrea Saroldi che scorso 17 luglio era stato condannato a due anni e dieci mesi di carcere, pena patteggiata. Doveva rispondere di concussione, truffa aggravata e calunnia. Secondo le accuse mosse dalla Procura di Savona, Ghizzoni avrebbe pagato il comandante della polizia municipale di Spotorno per ottenere in quel Comune l’appalto dell’installzione degli autovelox, realizzati dalla ditta della moglie, la «Igea» di Ceparana.
Accuse pesanti, supportate da intercettazioni ambientali e immagini realizzate con una videocamera nascosta installata nell auto del vigile. Nei filmati si vedeva il passaggio di soldi dalle mani di Ghizzoni a quelle di Saroldi. Subito l’arresto Ghizzoni, assisito dall’avvocato Virginio Angelini di Spezia, aveva negato ogni addebito dando una diversa lettura dei fatti contestati. Ha respinto le accuse di corruzione, ha ammesso i contatti con Saroldi ma solo per questioni di lavoro ben diverse dalla presunta truffa degli autovelox. L’appalto per il comune di Spotorno riguardava un incarico al di sotto dei 20mila euro e come tale non aveva bisogno di una gara pubblica. Inoltre fra i due colleghi si sarebbe instaurato un rapporto di amicizia, andavano spesso insieme a Montecarlo.
Lo scorso settembre poi Ghizzoni era finito in carcere per colpa di... una telefonata: avrebbe infatti risposto ad alcune chiamate fatte dai collaboratori della azienda di famiglia, violando così le disposizioni del gip di Savona. Nella rete delle intercettazioni telefoniche eseguite dal nucleo investigativo della Guardia di Finanza di Varese, erano finite infatti numerose comunicazioni tra il vigile urbano e i dipendenti della Igea, in contrasto con quanto disposto dal tribunale, che a febbraio aveva disposto per Ghizzoni il divieto di comunicare con persone diverse dai famigliari e dal legale. E una mattina di settembre i carabinieri hanno bussato alla porta della casa di Ghizzoni a Montedivalli, per trasferirlo al carcere di Spezia. Ieri, poi la condanna in tribunale.