Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della ditta Walton Marmi Carrara s.r.l, impresa che opera nel settore lapideo e autorizzata all’escavazione nel bacino del Monte Sagro-Borla, nel Comune di Fivizzano, che chiedeva l’annullamento di una serie di atti tutti relativi all’approvazione del Piano Regionale Cave. E, nello specifico, nelle parti relative all’introduzione di un sistema di contingentamento e programmazione delle rese produttive, in particolare fissando per il settore estrattivo del marmo apuano un quantitativo minimo del 30% del volume totale commercializzabile da destinare esclusivamente alla trasformazione in blocchi, lastre e affini, quale condizione per l’autorizzazione, da parte dei Comuni, di nuovi progetti di coltivazione. Il ricorso, notificato nel dicembre 2020, era stato promosso dalla ditta contro la Regione Toscana e nei confronti del Comune di Fivizzano e della Provincia di Massa-Carrara. Il Ministero della transizione ecologica ha chiesto nel maggio scorso il parere del Consiglio di Stato. "Quanto alle limitazioni della libertà di impresa che, secondo il ricorso sarebbero state illegittimamente introdotte dalle disposizioni impugnate del Piano Regionale Cave – si legge nel documento – senza idonea copertura legislativa, né statale né regionale, questa Sezione ha già avuto modo di precisare che “in numerosi casi, nell’ambito delle loro proprie competenze legislative, le Regioni ben possono introdurre (e spesso introducono) condizioni e limiti alla proprietà privata e alla libera iniziativa economica privata. Sicché non si ravvisano ostacoli di carattere generale, nel vigente quadro costituzionale, al potere regionale di introdurre in materia di cave disposizioni che si traducano in limitazioni dell’iniziativa imprenditoriale di settore".