"Piano cave fra lavoro e ambiente". La Regione replica agli ambientalisti

L’assessore Baccelli interviene sulla variante che sposta il limite del 5 per cento all’escavazione

"Piano cave fra lavoro e ambiente". La Regione replica agli ambientalisti

"Piano cave fra lavoro e ambiente". La Regione replica agli ambientalisti

Piano cave: arrivano le precisazioni della Regione. A intervenire sul tema è l’assessore Stefano Baccelli, a capo del settore della direzione infrastrutture e mobilità, competente in materia di cave. Secondo l’assessore Baccelli, il Piano Regionale è il frutto di una profonda condivisione con i Comuni, i sindacati, le associazioni di categoria, i cittadini e le imprese.

Ed è proprio in esso che, sin dal 2019, si affida alla Regione il compito di verificare ciclicamente i volumi estratti per valutare e, nel caso, adottare, una variante che sposti il limite del cinque per cento su scala regionale. Deroga della quale potranno peraltro godere solo imprese debitamente autorizzate. "Sin dall’approvazione del Piano Regionale Cave – spiega l’assessore - con il quale per primi introducemmo un limite alle escavazioni, lavoriamo per costruire il miglior equilibrio tra la tutela del lavoro e dell’ambiente; due priorità alle quali riconoscerò sempre pari importanza. Solo da allora la Regione possiede e utilizza strumenti concreti per controllare l’operato delle imprese nelle cave toscane, a dimostrazione che il tema della sostenibilità ambientale è assolutamente e pienamente condiviso sia dalla Regione che dal sottoscritto, primo firmatario nel 2018 della proposta di legge che ci ha condotti al Piano. Tuttavia non si può essere contemporaneamente contrari alla variante e al fianco dei lavoratori: che piaccia o meno, la realtà è ben più complessa di quanto alcuni vogliano far credere". L’iter appena avviato prevede che adesso la parola passi ai singoli comuni, i quali dovranno segnalare alla Regione i rari casi di imprese che necessiterebbero di accedere a tale sforamento. A seguire, la Regione valuterà ogni singolo caso sulla base delle relative valutazioni ambientali, tecniche ed economiche. A titolo esemplificativo, l’incremento sarà autorizzato nei casi in cui l’approvvigionamento serva a realizzare opere pubbliche, misura grazie alla quale si scongiura il rischio di nuovi consumi di suolo per aprire cave di prestito. "Troppo spesso – conclude Baccelli - si identifica la questione delle cave unicamente nel marmo di Carrara: in realtà, a rischiare lo sforamento sarebbero solo una manciata di imprese: i Gessi Pisani, gli Inerti del Valdarno e i Calcari di Molazzana. Tutte esterne alle Apuane e operanti, oltreché nel comparto ornamentale, anche in quello industriale e delle costruzioni".