Ora la sorgente risulta inquinata da una cava di Vagli

Lo rivela un’indagine dei carabinieri forestali che hanno sequestrato la ditta. ’Effetto farfalla’ applicato all’escavazione. E il Cai Tam va all’attacco

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Una cava di marmo a Vagli può inquinare, gravemente, la principale sorgente d’acqua di Massa, ossia il Frigido. E’ l’effetto farfalla applicato all’escavazione, una teoria del caos declinata sul sistema carsico delle Alpi Apuane: ogni Comune fa i suoi piani disegnando gallerie e piazzali sulla mappa ma i danni provocati rischiano di ripercuotersi a diversi chilometri di distanza. Scavano in Lucchesia, scavano a Carrara e scavano pure in Lunigiana. Ma i danni arrivano pure a Massa. Perché il bacino di ricarica della principale sorgente delle Apuane, il Frigido, va ben oltre il bacino idrografico locale. Lo aveva già segnalato Arpat nei contributi tecnici per l’impianto di potabilizzazione del Cartaro: "E’ probabile che si estenda anche nel bacino di Colonnata a ovest e a nord vicino al Monte Sagro". Ma adesso c’è un’indagine dei Carabinieri Forestali a mettere un ulteriore tassello: l’inquinamento del Frigido a Massa potrebbe arrivare anche da Vagli Sotto dove lunedì mattina i carabinieri forestali hanno sequestrato la Cava III perché, secondo l’accusa, smaltivano in modo illecito fanghi di escavazione con il percolamento all’interno della grotta carsica denominata Abisso del Pozzone. Grotta che alimenta anche la sorgente del Frigido: "Tutto il complesso geomorfologico delle Apuane è caratterizzato dalla presenza di cavità carsiche – scrivono i carabinieri di elevato valore ambientale, scrigni di una complessa biodiversità sempre più posta in pericolo dagli sversamenti di fanghi e marmettola originati dalla scorretta gestione dei rifiuti estrattivi". Una misura che ha provocato la pronta reazione della sezione Cai Tam di Massa: "Dimostra che la complessità delle Apuane e delle interconnessioni sotterranee va al di là degli spartiacque geografici e dei confini amministrativi e come gli strumenti dei Piani attuativi dei bacini estrattivi siano completamente inutili per la salvaguardia dell’ambiente. Come è possibile ammettere che una pianificazione come quella dei Pabe sia limitata ai confini amministrativi di un comune quando può fare danni ambientali in altri territori? L’assessorato all’ambiente e quello all’urbanistica della Regione Toscana sono consapevoli che i Pabe sono, alla resa dei fatti, nocivi per l’ambiente, in quanto rischiano di ammettere attività potenzialmente inquinanti? Chi oggi si attacca ai piani di Bacino come strumenti per salvaguardare l’ambiente sa quello che dice?".

FraSco