REDAZIONE MASSA CARRARA

"Noi, le ’Standine’ Così scrivemmo la storia in città"

Maxi revival con 40 ex dipendenti della catena. Negli anni ’60 l’apertura fu una rivoluzione di costume

Storie, aneddoti, ricordi delle standine, le stelle della Standa come le chiamò Ubaldo Bellugi nella sua opera dialettale “La Standa a Massa“. E’ stata una bella serata quella che ha visto la partecipazione di 40 ex “signorine della Standa“ anni Sessanta, quando il grande magazzino cambiò la nostra società e le abitudini delle famiglie. A organizzare l’amarcord è stata Marisa Rubini, ex “standina“ che iniziò la sua avventura all’età di 16 anni nel reparto “neonati“. Da immaginare un tessuto sociale e urbano povero di tutto, a pochi anni dalla fine della seconda guerra. Siamo nel 1962 e arriva a Massa, in viale Eugenio Chiesa, la Standa, filiale di una grande catena di magazzini di fascia media che fornisce alimentari, vestiario e altri oggetti di utilità. Dà lavoro a 132 ragazze di una fascia d’età compresa tra i 14 anni, la più giovane, e i 22 anni, la più grande. "Ma è il fascino di questo grande magazzino che esercita sulla comunità, soprattutto maschile – osserva Marisa – A sera i ragazzi si radunavano di fronte al supermercato per vederci uscire. Avevamo una tunica azzurra, tutte uguali. Portavamo calze di nylon, accessori che al tempo neppure conoscevamo perchè esistevano solo calzettoni di lana. E poi, per stare alle casse, per lavorare in reparto, ci avevano insegnato a essere precise, belle, tutte con il trucco. E questo suscitava grande curiosità, soprattutto a quell’epoca, in cui le donne si affacciavano alla sfida dell’emancipazione. Alcune lasciarono il lavoro perchè avevano paura di tornare a casa col buio. Io e la mia amica abitavamo a Castagnola, abbastanza vicine, ma tornando a casa spesso facevamo sgradevoli incontri: oggi sarebbero scattate denunce".

Tuttavia la maggior parte delle “standine“ continuò a sfidare le avversità e le mentalità chiuse dell’epoca con il sorriso sulle labbra dipinte di rossetto. "Eravamo paragonate alle “signorine buonasera“ per il modo di fare e per il trucco. La Standa era molto frequentata. C’era la scala mobile e tanti ragazzi la utilizzavano per divertimento, come una giostra. Inoltre, tante mamme, con i loro bambini, passavano il tempo dentro il supermercato per riscaldarsi: a casa avevano i camini. Fuori c’era il nulla mentre quei tre piani offrivano un mondo di oggetti e di luci, di calore e di colori, una ventata di novità. All’epoca le famiglie si servivano alle botteghe dei vari quartieri e paesi con i libretti che pagavano a fine mese. Per la prima volta potevano acquistare e pagare in contanti". Insomma, un’avventura che Marisa Rubini ha voluto percorrere invitando ben 40 ex “standine“. Rubini è intenzionata a realizzare un libro con le “perle della Standa“. Dopo la sede in viale Eugenio Chiesa, nel 1974 la Standa venne trasferita in via Marina Vecchia, negli anni acquistata da Fininvest e oggi Oviesse, ma quel grande magazzino ha lasciato traccia nel cuore.

Angela Maria Fruzzetti