
Ci sono stati ieri a Livorno i funerali della 16enne che ha deciso di togliersi la vita nel giardino della casa famiglia di Aulla, gestita dalla cooperativa Levante, nella notte tra mercoledì e giovedì. La madre ha presentato un esposto ai carabinieri di Livorno per fare chiarezza su quanto accaduto alla figlia, esposto poi girato alla Procura di Massa, nel quale denuncia, a suo dire, alcuni gravi episodi che sarebbero avvenuti all’interno della struttura tali da poterla aver indotta al suicidio. Racconta che a maggio scorso era morta la nonna e "mia figlia chiese agli operatori di poter assistere ai funerali, ma non le è stato concesso, ha tentato di scappare due volte e non ci è riuscita" e comunque "tante cose non tornano". Inoltre alla madre la ragazza avrebbe detto in passato "di essere stata isolata in punizione per aver violato delle regole" e "di aver condiviso la stanza con un ragazzo che la picchiava ma di esser stata spostata solo un mese dopo". La madre ha ricordato che la ragazza "fu trasferita nella struttura in seguito a un tentativo di togliersi la vita nel novembre 2020 con un mix di farmaci" e quindi fu assegnata a un piano terapeutico. La donna si è rivolta all’avvocato Bruno Neri di Livorno, che ha sollecitato alla procura l’autopsia, anche con perizia tossicologica, ma la stessa procura non ha ritenuto necessario questo ulteriore esame. La 16enne, aveva lasciato due biglietti, in uno si scusa per il suicidio, in un altro avrebbe ricordato gli amici.
La cooperativa Levante, che gestisce la struttura ’Numeri complessì’, la casa-famiglia terapeutica che accoglie minori disagiati che aveva ospitato anche la piccola, risponde alle accuse: "La minore era stata allontanata dal nucleo familiare per asseriti ripetuti abusi subiti nell’ambito familiare, per i quali risultano essere in corso procedimenti. Tali abusi, che sempre in base ai racconti depositati agli operatori dei servizi, consistevano in botte, che costituivano scelta di metodo educativo. Successivamente i rapporti si sono via via incrinati a causa della scelta di identità sessuale operata dalla ragazza e non condivisa dalla madre. Per quanto riguarda il presunto tentativo di suicidio del 2020 si informa che questo sarebbe avvenuto a casa, prima di qualsiasi ricovero nelle nostre comunità, dopo una lite con la madre e si sarebbe sostanziato nell’assunzione “dimostrativa” di tachipirina. L’unico periodo di isolamento lo ha trascorso a causa della positività al Covid, non certo a causa di punizioni che non sono in alcun modo contemplate né praticate nelle procedure educative interne. Ha condiviso la stanza, durante il ricovero in terapeutica, con un minore di anni 12, con il quale ha avuto normali rapporti di coabitazione, con anche momenti di frizione ma ci preme stigmatizzare fortemente la strumentalizzazione posta in essere che riguarda un minore molto più piccolo della ragazza e con problemi di disabilità. Conoscendola, lei sicuramente non lo avrebbe ne permesso ne accettato. La nonna è deceduta in Slovacchia: la minore non ha chiesto di partecipare al funerale, ma successivamente ha comunicato che le sarebbe piaciuto passare del tempo con il nonno (sempre in Slovacchia) richiesta che era al vaglio dei servizi, comunque consta informare che la minore il 24 maggio ha avuto una videochiamata con il nonno. Domenica 10 luglio ha incontrato uno zio sacerdote, venuto dalla Slovacchia ed anche la madre. Non ci risultano tentativi di fuga. Abbiamo cercato di dare il massimo per lenire ferite che evidentemente non erano curabili e adesso siamo, con troppa superficialità, additati come possibili responsabili di quanto accaduto. Le nostre strutture sono regolarmente controllate dagli organi di vigilanza. Invitiamo l’onorevole Ferri a visitare le nostre strutture in modo che la sollecitazione della commissione di inchiesta, iniziativa più che legittima, sia fatta con cognizione della complessità dei temi che si trattano".