Morì per il sangue infetto, risarcimento dopo 50 anni

Trasfusione letale per Epatite C, ora la Corte d’Appello condanna Comune e Ministero a pagare oltre 300mila euro. Il caso finisce in Consiglio

Una trasfusione

Una trasfusione

Massa Carrara, 20 giugno 2022 -  Morì per due trasfusioni di sangue infetto da epatite C all’ospedale di Massa alla fine degli anni ’70 e solo nei mesi scorsi la Corte di appello del Tribunale di Genova ha riconosciuto il danno da perdita del rapporto parentale al figlio. Ed ha condannato in solido il Comune di Massa e il Ministero della Salute a pagare 252.375 euro di danni oltre interessi legali, rivalutazione e spese legali che portano la cifra a oltre 300mila euro. Un debito fuori bilancio per palazzo civico che passerà al voto del consiglio comunale nelle prossime ore e che, di fatto, deve essere approvato in quanto tale perché derivante dalla sentenza, per evitare eventuali riscossioni coattive.

Una storia quindi che arriva da lontano. Era l’autunno del 1977. La signora fu allora ricoverata al reparto di chirurgia dell’ospedale di Massa fino alla metà di ottobre. In quello stesso periodo subì due trasfusioni di sangue a distanza di pochi giorni. Tutto sembrava essere andato per il meglio. La donna fu dimessa ma in seguito fece la brutta scoperta: scoprì di aver contratto l’infezione da epatite C e si ammalò di epatocarcinoma cagionato proprio dall’epatite C cronica.

Una malattia senza via di fuga che la perseguitò fino a causarne il decesso nel 2008. Secondo la Corte di Appello di Genova il nesso di causalità tra emotrasfusione e decesso sussiste perché è stata la stessa Asl1 di Massa Carrara a riconoscere al figlio e al fratello il beneficio previsto dalla legge del 1992, un indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile dovuti a vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati. Nesso causale, inoltre, fra emotrasfusione ed epatite e fra questa e il decesso che sarebbe suffragato pure dal verbale del medico legale della commissione medica ospedaliera della Spezia, redatto a maggio del 2012 e citato in sentenza di Corte d’appello.

Ma perché sono chiamati in causa il Comune di Massa e il Ministero della Salute? Secondo i giudici della Corte d’Appello di Genova, infatti, la legge del 1978 individua nel Comune territorialmente competente il successore per i rapporti obbligatori dei disciolti enti ospedalieri, stiamo parlando infatti della sanità degli anni ’70 ben prima della nascita delle aziende sanitarie, ponendo a carico del Comune eventuali passività derivanti dalla precedente gestione ed evitando di gravare le aziende di nuova costituzione. A ogni modo la somma non dovrebbe gravare sulle casse del Comune perché in base alla legge del 1987 il debito fa carico al Fondo sanitario nazionale: il segretario generale ha già inoltrato al Ministero della Salute e al Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica economica, la richiesta di attivazione dei meccanismi predisposti all’estinzione dell’obbligazione.