Francesco Scolaro
Cronaca

Programma ambiente, «rischio infiltrazioni mafiose»

Il Tar respinge il ricorso della società che gestisce la discarica ex cava Fornace

La discarica ex Cava Fornace

Massa, 25 settembre 2015 - L’interdittiva antimafia rilasciata dalla Prefettura di Massa Carrara a dicembre dell’anno scorso nei confronti di Programma ambiente (società che gestisce la discarica di ex cava Fornace a Montignoso) e dell’ingegner Pierfrancesco Lavaggi resta in vigore. Lo ha deciso il Tar della Toscana con la sentenza depositata in segreteria il 18 settembre: il tribunale amministrativo ha rigettato i due distinti ricorsi presentati dalla società e dall’ingegnere, all’epoca dei fatti presidente della ditta. La prefettura aveva infatti emanato un’informativa antimafia a «contenuto interdittivo» nei confronti della Programma Ambiente Apuana spa e ne aveva impedito l’iscrizione nella cosiddetta «white list» (elenco dei fornitori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa) facendo revocare così l’appalto vinto dall’impresa con la Regione Emilia Romagna da 900mila euro per il servizio di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi derivanti dagli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia nel maggio 2012.

La battaglia si è spostata al Tar della Toscana al quale la società e l’allora presidente Lavaggi avevano presentato il ricorso contro l’interdittiva antimafia. Il tribunale amministrativo aveva già respinto la richiesta di sospensiva fissando la data dell’udienza per giugno. Dopo tre mesi è arrivata la sentenza che rigetta le richieste dei ricorrenti. Per quanto riguarda Lavaggi perché la richiesta «non incide sulla parte dispositiva del provvedimento impugnato ma solo sulla parte motiva di esso»; una rettifica del nucleo motivazionale «non ammissibile nel nostro ordinamento».

Per quanto riguarda la società, il quadro da cui parte l’interdittiva antimafia e ricostruito dalla sentenza del Tar è inquietante, soprattutto se visto nel suo complesso: si parla di legami, più o meno evidenti, con persone coinvolte in procedimenti penali per traffico illecito di rifiuti, «reato spia del possibile tentativo di infiltrazione mafiosa»; frequentazioni con soggetti rinviati a giudizio «per associazione a delinquere, gestione dei rifiuti non autorizzata»; persone con «frequentazione documentata agli atti di ufficio e allo Sdi (Sistema di indagine ndr)» con soggetti a carico dei quali risultano «precedenti per i reati di associazione per delinquere anche di stampo mafioso». E questa è solo una parte di tutta la cornice ricostruita dal Tar e dalla nota interdittiva delle Prefettura.

Ed è proprio il quadro complessivo il fondamento inattaccabile dell’interdittiva, secondo il Tar che si basa sul consolidato ordinamento giurisprudenziale in materia: l’informativa prefettizia ha solo la finalità di «anticipare la soglia di difesa sociale», insomma prevenire infiltrazioni mafiose all’inetrno di società che dimostrano di poter essere troppo «permeabili» al fenomeno, «a prescindere dal livello di rilevanza probatoria tipica del diritto penale e del diritto processuale». Insomma le cautele antimafia non vogliono accertare alcuna responsabilità ma solo essere uno strumento preventivo. Un «giudizio di possibilità» che valuti la «mera possibilità di interferenze malavitose» senza valutare i singoli elementi ognuno per sé ma nell’insieme. E secondo il Tar il quadro generale della Programma Ambiente giustifica la nota interdittiva della Provincia.    Il primo a venire a conoscenza della sentenza è il presidente della commissione di controllo sulla discarica di Cava Fornace, Franco Quiriconi, che ha chiesto alla Prefettura la sentenza: «Il Tar dice che ha fatto bene la prefettura a estromettere la società dalla white list perché l’interdittiva antimafia lavora a priori rispetto alle possibili infiltrazioni, si basa sulla nozione di pericolo». Avuta la sentenza il presidente ha subito convocato la commissione che si riunirà per discutere la sentenza: «Già da ora chiedo alla prefettura che intenzioni ha per la società e la discarica – conclude Quiriconi –, se darà comunicazione alla Provincia e alla Regione della sentenza e quali saranno gli atti conseguenti».