
Dopo la Cgil anche la Cisl attacca gli industriali del marmo sulla questione della tracciabilità parlando di "un’evidente indisponibilità ad entrare nel merito e nel vivo della questione". Dopo l’ultimo tavolo sul marmo tra amministrazione, sindacati e industriali da cui è emersa la necessità di una proroga per dotare tutte le cave di un software in grado di inviare quotidianamente i dati sull’estrazione al Comune, arriva la dura presa di posizione di Andrea Figaia della Ust Cisl Toscana Nord e di Lorenzo Sichei di Filca Cisl Toscana Nord. "Con la sottoscrizione della convenzione utile e propedeutica all’ottenimento delle concessioni – scrivono i due sindacalisti –, gli imprenditori e il Comune si ‘legano’ per un periodo molto lungo, dopo una attesa di circa 8 anni dalla stesura definitiva della legge regionale toscana 35. Altrettanto vero che sottoscrivendola gli imprenditori si sono impegnati a fornire una produzione di almeno il 50% di filiera rispetto all’escavato, che nel caso di possesso dell’agro per metà – perché la cava magari per l’altra metà è un agro a ‘bene estimato’ o comunque un contesto pubblico privato, prefigurerà una produzione di filiera magari solo della metà, e cioè del 25%". "Già la scorsa estate Cisl è intervenuta due volte su queste problematiche – concludono Figaia e Sichei –. Sottoscrivendo le convenzioni perché il Comune non ha inserito la famosa clausoletta nella quale pretendeva dagli imprenditori la rinuncia ai ricorsi in essere? A seconda dell’esito dei ricorsi, a gennaio, al Tar, infatti, potrebbero riaprirsi i giochi magari con pronunciamento su profili di incostituzionalità, con conseguenze inimmaginabili. Ottenuta la convenzione, senza alcuna posta in cambio, ognuno si sente libero non solo di provare a fermare il percorso, ma anche ad adire le vie legali amministrative, con un ricorso già pendente e della gravità che potrebbe costituire un precedente".