"Giù le mani dai fossi di cava delle Apuane". L’allarme è lanciato dal Grig, l’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico, che da tempo si appella a favore di una maggiore tutela dell’ambiente cava e più in generale del contesto naturale e biologico delle Alpi Apuane. Questa volta l’associazione si sofferma sui fossi di cava; vale a dire, gli impluvi naturali che consentono il deflusso delle acque nelle zone estrattive del marmo sulle Apuane e il pericolo marmettola che ha interessato anche i torrenti Renara e Frigido. "Pur essendo intuitiva la loro importanza per la difesa del suolo e del regime idrogeologico – spiegano dal Grig – nel corso del tempo spesso i fossi di cava sono stati oggetto di scarichi illeciti di detriti da estrazione e lavorazione del marmo, trasformandosi in ravaneti e scoli dell’inquinante marmettola." Ed è proprio la marmettola una delle principali responsabili dell’inquinamento di sorgenti, falde e torrenti, anche sul versante massese. Una situazione che l’associazione sta denunciando da tempo in tutte le sedi. "Tale consueto inquinamento produce pesanti ripercussioni sull’ambiente fluviale – prosegue il Grig – degradando drasticamente la qualità ecologica dei corsi d’acqua delle Apuane, come affermato anche da Arpat. Ci domandiamo cosa facciano al riguardo le pubbliche amministrazioni e se ci siano sanzioni ai trasgressori. Le amministrazioni si adoperano per sdemanializzare i corsi d’acqua, ridotti a ravaneti marmettolizzati, e così premiare gli inquinatori".
Da tempo, su richiesta delle amministrazioni comunali interessate, in particolare a Carrara, si ipotizza l’avvio di una procedura di sdemanializzazione dei fossi di cava nelle aree interessate da estrazioni minerarie e farli così rientrare in qualche modo nella normale attività estrattiva. Il Grig ha provveduto il 20 marzo a inviare una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, finalizzata a scongiurare l’ipotesi della sdemanializzazione dei fossi di cava; con la richiesta di adozione dei necessari provvedimenti di ripristino ambientale e idrogeologico. Coinvolti anche i Ministeri dell’Ambiente e della Cultura, oltre alla Regione Toscana, il Comune di Carrara, la Soprintendenza, i carabinieri forestale e informata la Procura della Repubblica. "Auspichiamo che questo gravissimo fenomeno di illegalità ambientale sia finalmente eliminato – concludono -, per il risanamento ambientale e idrogeologico, nonché la difesa da nuove alluvioni".