GIANLUCA DURNO
Cronaca

Magia del ritorno all’antico Martoni racconta la realtà con la fotografia analogica

Contrario a ogni omologazione, Gabriele torna a rullino e camera oscura. I suoi soggetti sono la musica e la controcultura della provincia apuana.

Magia del ritorno all’antico Martoni racconta la realtà con la fotografia analogica

di Gianluca Durno

La soluzione più semplice “sarebbe quella di omologarsi”. Scattare “foto che già si vedono” e si vendono: quelle che inondano i social la domenica mattina, dopo le serate nei locali del centro. Con il minimo sforzo, il massimo risultato: soldi e visibilità. "La fotografia dà modo di avere molte visioni della stessa cosa". Folta barba lunga e corvina, così come i capelli - che tradiscono un primo accenno di maturità con una sola ciocca argentea - Gabriele Martoni gioca con una compatta analogica che tiene sempre a tracolla. Trentatré anni, operaio in un’azienda locale - “sezione chimici”, spiega – , Martoni scatta in analogico dal 2013 e negli ultimi due anni è diventato la lente che racconta la musica e la contro-cultura della provincia apuana. Immagini scure, in bianco e nero; soggetti catturati durante le performance o nei backstage: sono band e musicisti apuani. Martoni è diventato il cantore di una scena culturale che esula dal mainstream; che ha propri linguaggi e desideri. Un mondo giovanile sommerso e inascoltato da tutto ciò che è istituzionale; un mondo che parla di precariato, di sogni, di un presente difficile con il quale, chi vuole fare arte, deve confrontarsi. "Mi ha affascinato la determinazione con cui tanti ragazzi hanno scelto la via dell’arte, nonostante una società che richiede comportamenti omologati, lavoro fisso, sicurezza economica e familiare. Un salto nel vuoto per seguire passione ed emotività". Lo stesso fa Gabriele, accompagnato da una macchina fotografica, racconta la realtà in cui viviamo. Una fascinazione, quella per la macchina fotografica, che ha radici lontane: "Ho questa immagine di mio babbo che tiene in mano una Canon. Per me era bellissima; luccicante". Arrivata l’età della ragione, Gabriele prende la scala, sale in soffitta e raccoglie lo scatolone delle macchine fotografiche: "Erano tutte analogiche. Le ho scandagliate; comprato i rullini e iniziato a scattare". Da quel momento non si è più fermato. Con il tempo, nel parco macchinette sono arrivate anche quelle digitali, ma l’amore per la fotografia alla vecchia maniera rimane intatto. "Per puro caso sono entrato in contatto con Alessandro Paolini e i ragazzi del Circa (spazio polifunzionale a San Martino, comprensivo di sala prove per le band locali e camera oscura per sviluppare le foto, ndr). In quegli spazi ho imparato tanto".

Scatto dopo scatto, Gabriele affina la tecnica: "La fotografia in analogico non è solo lo scatto in sé per sé". Martoni parla di magia: scattare senza sapere cosa rimarrà impresso sul rullino; il rituale della camera oscura che diventa un momento intimo e lento. "Se scatto con un’analogica devo già pensare a che tipo di foto vorrò fare". Il primo laboratorio di Gabriele è il monolocale in cui vive: il bagno diventa una camera oscura con le diapositive gocciolanti dalla doccia; la cucina è, anch’essa, una zona “bagnata” dove Martoni prepara i “chimici” per lo sviluppo. Una vita, insomma, dedicata alla fotografia e al racconto.