Don Euro, per la prima volta parla il vescovo: "Ecco la mia verità"

Il 13 giugno inizierà il processo a carico del vescovo Giovanni Santucci, dell’ex parroco Emiliano Colombi e di Luca Morini, ‘Don Euro’, il prete apuano finito alla sbarra per truffa

Il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, monsignor Giovanni Santucci (Foto Delia)

Il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, monsignor Giovanni Santucci (Foto Delia)

Massa Carrara, 13 aprile 2018 - Il prossimo 13 giugno inizierà a Massa il processo a carico del vescovo Giovanni Santucci, dell’ex parroco Emiliano Colombi e soprattutto di Luca Morini, ‘Don Euro, il prete apuano finito alla sbarra per truffa, appropriazione indebita, autoriciclaggio e tentata estorsione: secondo l’accusa, il sacerdote avrebbe infatti utilizzato i soldi dei fedeli e della Chiesa per fare la bella vita fra escort e lusso. Per la vicenda è finito a processo anche il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli, accusato di utilizzo indebito di denaro (avrebbe dato a Morini mille euro del fondo delle Pie Fondazioni) e tentata truffa a un’assicurazione sempre a favore di Don Euro. Quest’ultimo è già stato sollevato dagli obblighi sacerdotali ma ora si aprirà il processo nel quale lo stesso vescovo risulta anche parte offesa perché sarebbe stato vittima di una tentata estorsione da parte di Morini che lo ricattava sostenendo di avere «documenti scottanti» su altri preti.

Parla per la prima volta, monsignor Giovanni Santucci, dopo il “caso Don Euro”. Finora il vescovo di Massa Carrara e Pontremoli aveva taciuto: nemmeno una parola sulla “bella vita” che il sacerdote faceva con i soldi dei fedeli, fra incontri con gli escort, lusso e quant’altro. Ma adesso che è stato rinviato a giudizio, anche lui come Luca Morini (il vero nome del prete al centro dello scandalo) ed un altro parroco dal ruolo marginale nella vicenda, ha deciso di dire la sua.

«Se un sacerdote sbaglia, è giusto riprenderlo, correggerlo e prendere provvedimenti, tant’è che Morini non è più sacerdote. Ma io, come vescovo, sono padre e fratello dei mie preti. E devo prendermi cura di loro», dice.

Monsignor Santucci, lei è accusato di aver commesso reati per “aiutare” Don Luca...

«Accuse evidentemente false. I soldi che avrei “rubato” facevano parte di un fondo che è a mia disposizione e che posso utilizzare come meglio credo. E la tentata truffa all’assicurazione “per favorire” Morini non c’è mai stata perché io non ho mai avuto rapporti diretti con quell’agenzia, bensì con l’Istituto per il Sostentamento del Clero al quale segnalavo, come è mio compito fare, le condizioni di salute del prete... sarò stato l’Istituto, poi, a rapportarsi con l’assicurazione».

“Don Euro” vive ancora in una casa di proprietà della Diocesi, però...

«Sì, l’abbiamo acquistato noi facendo un mutuo perché quando gli abbiamo chiesto di allontanarsi dalla Diocesi non sapeva dove andare e dal momento che il Codice di Diritto Canonico mi impone di dare abitazione e vita dignitosa ai miei preti, e sacramentalmente Morini lo è ancora, ho dovuto prendere una decisione: abbiamo acquistato un appartamento di 54 metri quadrati così, quando l’Istituto per il Sostentamento del Clero deciderà una volta per tutte il futuro di Morini, quest’ultimo andrà a stare da un’altra parte oppure pagherà un affitto alla Diocesi».

Il sacerdote ha detto di sapere cose “scottanti” su altri preti apuani...

«Va preso per quello che è. Ha detto tante cose, forse anche per cercare sicurezze in mezzo a tutto questo caos. I nostri preti si impegnano tantissimo per aiutare la gente».

Perché lei non si è dimesso, essendo finito sotto processo?

«Ci ho pensato a lungo, ma alla fine dimettermi sarebbe stato come dare ragione a chi mi accusa. Quindi no, non mi dimetto. Certo, sono in forte imbarazzo, anche perché sono l’unico vescovo italiano sotto processo. Ma non mollo. E guardo avanti».