L’erosione continua la sua corsa "Sia il porto a pagare la spiaggia"

I Paladini Apuoversiliesi sono per una ’tassazione’ ad hoc che consenta il ripristino del litorale. Una soluzione prospettata anche da balneari e sindaco Persiani alla luce del previsto potenziamento

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Nel pieno della stagione balneare, con la costa apuana invasa dai turisti, un po’ tutti si domandano quando si riuscirà a risolvere, o almeno a tamponare in maniera efficace, il fenomeno dell’erosione della spiaggia. Ma forse sarebbe più corretto dire quando si riusciranno a trovare le risorse per farlo. La situazione drammatica è sotto gli occhi di tutti, le cause anche (leggi porto di Carrara). Gli interventi fin qui realizzati – scogliere, o pennelli che dir si voglia, ripascimenti, riprofilature – non hanno prodotto risultati soddisfacenti. Hanno salvato qualcosa, hanno un po’ rallentato il fenomeno e semmai hanno spostato il problema più a sud. A Marina di Massa il bel litorale è solo un ricordo lontano, a Ronchi è un po’ più recente ma gli effetti sono stati devastanti, mentre a Poveromo la spiaggia si sta riducendo rapidamente di anno in anno e, nelle ultime settimane, è stato vanificato anche l’investimento di ripascimento fatto dalla Regione proprio prima di quest’estate. A Forte dei Marmi non siamo certo a questi livelli, ma l’inclinazione della battigia da tempo evidente a Vittoria Apuana sta raggiungendo il pontile.

"Al di là del danno ambientale – sostiene Orietta Colacicco, presidente dell’associazione Paladini Apuoversiliesi – c’è il grave danno economico perchè a rischio è l’intera economia del turismo apuoversiliese, già compromessa, per un valore di oltre 3 miliardi di euro e 40mila posti di lavoro, fatta di stabilimenti balneari, alberghi, negozi, bar, ristoranti, agenzie immobiliari, servizi e tutto ciò – quasi tutto – che d’estate ruota attorno al turismo del mare".

La causa, ma in questo caso sarebbe meglio parlare di responsabilità, è del porto di Carrara. Siamo di fronte a una erosione di almeno 100 metri di spiaggia dagli anni ’70 a oggi. La stessa Autorità portuale, prima Messineo e ora Sommariva, non lo nega anche se con qualche distinguo. "Il porto di Carrara – ha scritto in una lettera inviata ai Paladini il presidente attuale dell’Autorità portuale, Mario Sommariva – ha innescato già dalle prime fasi di realizzazione negli anni ’30 il processo erosivo della costa". "Per noi ambientalisti – afferma la Colacicco – per i balneari e per tutte le attività economiche del litorale il porto è la causa primaria".

Ma quale potrebbe essere la soluzione? Qualcuno ha anche proposto la trasformazione-riduzione del porto da commerciale a turistico, ma la proposta non ha trovato ampi consensi a causa delle ricadute economiche soprattutto per la Baker Hughes (Nuovo Pignone), principale ’ sponsor’ del porto. Va da sè allora che è necessario trovare una strada che consenta al porto di continuare la sua attività ma nel contempo anche un intervento che metta in sicurezza la spiaggia per poterla riallungare. I ripascimenti fatti finora non servono: sono soldi buttati. Per i Paladini invece "ci vuole una soluzione strutturale, un ripascimento sistematico e non sporadico, portando la sabbia dalle zone di accumulo in Versilia e a Viareggio alle zone in erosione del litorale apuano, a partire dalla Partaccia". Ma se per ripascere, con scarsi risultati, 800 metri di spiaggia a Poveromo sono stati stanziati oltre 2 milioni di euro, quanto è necessario per ripascere 10 chilometri di costa? "Facendo il conto – sostengono i Paladini – siamo a oltre 30 milioni di euro, sufficienti per una sola volta, per poi ogni anno controllare e ripascere dove necessario secondo una cabina di controllo e regia dedicata. E bisognerebbe domandarsi soprattutto se un investimento simile non potrebbe essere vanificato dall’ampliamento, previsto, del porto di Carrara che potrebbe far accelerare l’erosione, aumentando significativamente lo scempio".

Dove sono le risorse? Il presidente della Toscana Giani ha detto che per l’erosione saranno stanziati 94 milioni per tutta la regione. Sì, ma in che modo e quanto tocca a Massa? "Per noi – dice ancora la Colacicco – vale il vecchio detto ’chi rompe paga’. E a onor del vero già il sindaco di Massa, Francesco Persiani, il professor Mauro Rosi, esperto del settore, e le categorie economiche hanno parlato di oneri a carico del porto. E in questo caso esiste una imposta detta ’pigouviana’ (dall’economista inglese Arthur Cecil Pigou) che consiste in una tassazione di un’attività economica che produce esternalità negative per la collettività".

"Quindi – concludono i Paladini – si passi alla imposta ’pigouviana’ subito, anche per i danni subiti e in essere, ed ecco trovate le risorse per risanare la costa, ma soprattutto calcolo dell’incremento possibile delle stesse in funzione di un eventuale ampliamento del porto, il cui piano regolatore tra l’altro dicono dovrebbe seguire i criteri di sostenibilità. L’ampliamento del porto porta un vantaggio all’economia industriale ma danneggia quella turistica, senza contare il danno ambientale e sociale. E non c’è sostenibilità se il sistema non è completo a livello ambientale, sociale ed economico".

Luca Cecconi