L’elmetto di Hayami. Il reperto torna in Usa davanti ai presidenti. Clinton, Obama e Biden

Il copricapo del soldato morto è stato richiesto per una mostra. Washington si prepara al ’Veterans Day’ dell’11 novembre. Mariani: "Un simbolo di unione tra noi e gli americani".

L’elmetto di Hayami. Il reperto torna in Usa davanti ai presidenti. Clinton, Obama e Biden

L’elmetto di Hayami. Il reperto torna in Usa davanti ai presidenti. Clinton, Obama e Biden

"Let’s go, andiamo!" Davide Bianchi, vicepresidente della 92^ Buffalo association di Sarzana, alla guida del suo Dodge 52 wc, 3600 di cilindrata, spinge l’acceleratore ed i 92 cavalli di cui è dotato fanno impennare il gigantesco mezzo che si inerpica senza difficoltà su una strada impossibile, dove solo i cinghiali ed i boscaioli più temerari osano andare. L’obiettivo è raggiungere la sommità dell’impervio Colle Musatello, quasi 700 metri d’altezza, in Comune di Fivizzano, di fronte agli abitati di Tendola e di San Terenzo Monti. E’ lì che, nel lontano aprile 1945, per giorni si combatterono le avanguardie dei ’Nisei’ americani con gli ultimi difensori tedeschi. Attacchi e contrattacchi anche all’arma bianca per impossessarsi delle trincee costruite dai soldati germanici per ritardare l’avanzata alleata in direzione S. Terenzo-Aulla per consentire alla 148^ Divisione di Fanteria del generale Fretter, forte di 15mila uomini, in completa ritirata di poter arrivare al Passo della Cisa e da lì puntare al Brennero per la via di casa. Bianchi, è un autentico autista da ’Indiana Jones’, un vero esperto di mezzi e cimeli della seconda guerra mondiale e sul suo 52 wc oggi ha passeggeri di riguardo: David Ono inviato, notissimo giornalista televisivo di Los Angeles ed il regista Jeff Mc’Intyre, già vincitore di importanti premi alla carriera.

Sono venuti fin quassù per ripercorrere le gesta dell’allora sottotenente Daniel Inouye, originario delle Isole Haway che, con sprezzo del pericolo riuscì ad espugnare tutti i nidi di mitragliatrici tedesche annidate nei bunker di pietre fra questi boschi impenetrabili e nonostante la perdita del braccio destro, la mattina del 23 aprile del ’45 guidò i suoi uomini nell’assalto finale dell’abitato di San Terenzo dove le truppe germaniche e della Rsi si erano asserragliate ad estrema difesa, costringendole alla resa nel pomeriggio. I morti, fra i soldati dell’Asse furono oltre 40 e 140 i prigionieri. Nel paese, ridotto in macerie, con cadaveri di soldati riversi ad ogni angolo, anche 5 ’Nisei’ dell’Us Army trovarono la morte. Fra questi, il 19enne Stanley Hayami, di cui il nostro giornale ha raccontato in esclusiva lo scorso anno la storia del ritrovamento dell’elmetto che indossava al momento in cui venne colpito da un cecchino annidato nella parte alta del paese.

Elmetto che, giusto un anno fa, Mario Mariani, ricercatore e referente della zona per una Fondazione Nisei, trasportò fino a Los Angeles in visione, alla locale comunità nippo-americana incontrando i familiari del soldato ucciso. Lo stesso elmetto, lo scorso 22 aprile, in una memorabile cerimonia, alla presenza della Console generale Usa Ragini Gupta, e di autorità civili e militari italiane ed americane, venne benedetto da Monsignor Vigo, cappellano militare ammiraglio, all’interno della chiesa santuario di San Terenzo e per il povero Hayami, di religione cristiana, dopo tanti anni d’oblio, venne officiata una messa in suffragio.

La storia di questo elmetto ha fatto nel frattempo il giro di tutta l’America, grazie al servizio televisivo girato lo scorso anno da Ono e Mc’Intyre in Lunigiana e trasmesso su canali televisivi nazionali; un evento che ha colpito a tal punto l’opinione pubblica d’Oltre Oceano che, i due professionisti, tornati attualmente per girare un reportage su Daniel Inouye, in vita civile politico di carriera e divenuto nel 2010 presidente del Senato Usa, sono stati latori, per conto di Fondazioni ’Nisei’, di importanti proposte. Non per nulla, ad accoglierli Mariani, hanno chiesto la presenza del sindaco Giannetti, che non ha esitato a salire sul Dodge di Bianchi, assieme agli ospiti per recarsi fino al Colle Musatello a visionare quello che resta delle antiche trincee, conversando poi con loro durante il pomeriggio.

L’elmetto di Hayami è stato richiesto a Washington per una mostra che si terrà l’11 novembre prossimo, nella solennità del ’Veterans Day’; una data storica, l’11 novembre che segnò la fine della Prima Guerra Mondiale con la firma dell’armistizio fra la Germania e le Forze alleate; una mostra che si terrà nella capitale americana ed alla quale sono attesi i presidenti: Clinton, Obama e Biden.

A presenziare a questo evento così speciale sono stati invitati Mario Mariani ed il delegato alla Memoria del Comune di Fivizzano. Sono state formulate varie, interessanti proposte che presto arriveranno per iscritto dall’America; fra cui, una opportunità, un evento particolarmente importante per Fivizzano, sottoposto alla stretta e personale attenzione del sindaco Giannetti, relativo al prossimo 2025, in occasione dell’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Il reportage di David Ono e di Jeff Mc’Intyre ha interessato anche la borgata di Tendola dove i reporter hanno ascoltato le testimonianze degli ultimi sopravvissuti: Giuliana Cargiolli, 91 anni e Mario Pomini, 87enne. I due, all’epoca bambini, hanno rievocato esattamente sugli stessi luoghi del tempo, le dinamiche della cruenta battaglia nelle strette viuzze e piazze del paese, fra le truppe americane e quelle tedesche che provocò vittime fra entrambi gli schieramenti.

Domani i due inviati saranno al Campo di concentramento di Dachau, in Germania, ad incontrare l’ultimo ebreo sopravvissuto a quell’orrore che giungerà da Israele; a liberare questo luogo di morte furono proprio i ’Nisei’ americani il 29 aprile del 1945.

La massima attenzione però, attualmente è focalizzata sull’elmetto di Stanley Hayami. "Quel reperto, rappresenta il desiderio di quello sfortunato soldato - afferma Mario Mariani - affinché il nostro territorio stringa conoscenza ed amicizia con gli Stati Uniti ; affinché i nostri due popoli si incontrino". Quanta storia, quanto significato in quel vecchio elmetto conservato, messo in salvo tanti anni fa da un bambino, sul filo del racconto degli anziani vicini di casa, nella speranza che un giorno si rendesse infine onore a quello sconosciuto ragazzo venuto da tanto lontano a ridar loro la libertà dagli oppressori.

Roberto Oligeri