Occhi puntati sull’articolo 38 della legge toscana sull’escavazione, quello che prevede il rinnovo delle concessioni con una gara pubblica allo scadere delle autorizzazioni. Un articolo che è finito nel mirino della ‘Comune’di Vittorio Briganti. Secondo il legale la legge regionale sarebbe cucita ad hoc per gli industriali, e di fatto andrebbe a rafforzare l’attività estrattiva a discapito della cittadinanza e dell’ambiente. Con lui c’erano Ildo Fusani e Paolo Orlandi. "Fatta la legge trovato l’inganno – ha detto Briganti –. Ci preme disvelare ancora una palese e grave contraddizione tra il dire e il fare. Con un’inversione di indirizzo rispetto alla legge mineraria, il legislatore regionale si è posto la tutela dei marmivori disponendo che al concessionario uscente debba essere corrisposto non solo il valore dei beni strumentali lasciati in cava, ma anche quello riferito agli investimenti e alle spese sostenute per la disponibilità del bene, aprendo la strada a operazioni che diventano scatole cinesi". La Comune chiede alla sindaca Serena Arrighi di fare quello che aveva fatto prima di lei la sindaca Emilia Fazzi Contigli. "Tizio è un imprenditore che lavora una cava, il valore della sua attività è stimato tra 800mila e un 1 milione di euro. Caio è il titolare di un’impresa di cava controllata da Idra, una grande società che ne controlla altre. Sempronio è un’impresa controllata da Idra. Tizio e Caio prima della scadenza dell’autorizzazione cedono l’azienda a Idra. Il Comune mette in gara gli agri ad un valore superiore rispetto al valore di mercato del bene. Solo Idra o Sempronio saranno in grado di aggiudicarsi la concessione, con un onere effettivo pari al suo valore reale".
Alessandra Poggi