MASSA
Cronaca

"Le mie pedalate contro il cancro al seno"

Loretta Pavan, a bordo della sua bici, sta attraversando l’Italia: "Ho sconfitto il tumore, porto il mio messaggio di ottimismo".

di Ludovica Criscitiello

Lei pedala. Pedala da anni per la prevenzione contro il cancro al seno. Perché Loretta Pavan, 57 anni, ex imprenditrice di Vicenza, ora ciclista per passione quella terribile esperienza l’ha vissuta anni fa nel 2006 ed è riuscita a superarla. Dopo aver perso però prima due sorelle, di 37 e 42 anni, a distanza di poco tempo l’una dall’altra per lo stesso male. Ieri Loretta si è fermata a Massa con il suo compagno di viaggio e coach Giorgio Murari detto “Musseu“, al bagno Tropicana di Sara Chioni che è stata felice di accoglierla, per la sesta tappa della sua pedalata “Abbracciamo l’Italia“. Una campagna, sponsorizzata dall’azienda Cybex di Sandro Pietrogrande, ideata per raccogliere fondi a favore degli “Amici del Quinto Piano“, gruppo nato per sostenere pazienti ed ex pazienti dell’oncologia e i loro familiari, attraverso donazioni sul loro sito. In questo caso l’obiettivo è aumentare le ore dell’ambulatorio psicologico dell’ospedale di Vicenza a sostegno di chi affronta il cancro. "Perché quel tipo di supporto è fondamentale quando ti ritrovi in questa situazione –, inizia a raccontare Loretta alla Nazione, i suoi occhi ti guardano fisso, c’è coraggio e determinazione – quando nel 2006 mi hanno detto che avevo il cancro al seno come le mie sorelle sono rimasta senza parore, anche se facevo i controlli tutti gli anni. Mi è caduto il mondo addosso e la prima cosa a cui ho pensato è stata che non avrei potuto affrontare tutto quello che avevano dovuto affrontare le mie sorelle. Se non c’erano riuscite loro, che erano così forti, a sconfiggere la malattia come avrei potuto io? E invece poi mi sono detta che non potevo comportarmi da vigliacca, c’erano i miei nipoti di cui dovevo prendermi cura, c’era mia madre e il mio compagno, loro contavano su di me. Ecco che allora ho deciso di rivolgermi al dottor Umberto Veronesi e alla dottoressa Marcella Gulisano che mi hanno seguita in questo lungo iter". Prima l’intervento, poi la terapia con tutta la forza interiore che aveva dentro e infine il volersi bene con la convalescenza. "Mi hanno offerto anche l’aiuto psicologico ma io l’ho rifiutato perchè credevo di potercela fare da sola e sono ritornata a immergermi nel mio lavoro, al tailleur e ai tacchi che avevo sempre indossato nell’azienda orafa che gestivo con 40 dipendenti. Ho lasciato spazio solo alle terapie, ma non al ’ volersi bene’ come mi era stato consigliato. Finché un giorno mi sono svegliata e stavo male, sono andata dalla dottoressa e lei mi ha detto che ero a un bivio e che se non avessi scelto la strada giusta non avrei superato l’ostacolo". E’ stato allora che Loretta ha scelto. "In quei cinque minuti che mi separavano dall’ospedale all’ufficio ho deciso di lasciare il mio lavoro. Quando la malattia arriva significa che è un segnale, qualcosa ti sta dicendo che devi avviare un cambiamento profondo nella tua vita". Ritrovarsi da un giorno all’altro a fare la casalinga non è stato facile per lei. "Non ero neanche in grado di fare una lavatrice".

Poi c’è stato il colpo di fulmine, quello con il ciclismo e l’inizio di una seconda vita. "Un giorno alcuni amici mi hanno consigliato di provare la bici, io che lo sport non l’avevo mai considerato. Ho detto di no, ma me ne hanno fatto trovare una nuova il giorno dopo, tutta per me. Ci sono salita e ho fatto i miei primi 15 km da casa mia a Marostica con ritorno. E’ stato come toccare la luna, la sensazione più bella che abbia mai provato". E da allora Loretta non si è più fermata. L’incontro con Giorgio Murari, avvenuto cinque anni fa, l’ha iniziata alle lunghe pedalate. La prima è stata quella da 600 km da Resia al Lago di Garda, da fare in 35 ore. "I primi 150 km li ho fatti sotto un diluvio universale e alla fine ce l’ho fatta, nonostante tutti mi dicessero di non farlo, che era troppo". E poi ci sono state la Parigi-Brest, la Pignarolo-Barcellona, il Monte Grappa che è il suo preferito, scalato 90 volte, 6 volte in un giorno per conquistare il brevetto everesting che richiede una pedalata con 8278 metri di dislivello. Lei c’è riuscita raggiungendo i 10.000.

Infine con Murari era nata l’idea di fare la Caponord in bici con la campagna “Abbracciamo l’Europa“, toccando 16 paesi. Ma il Covid ha fermato tutto. Non Loretta, è ovvio. Da “Abbracciamo Europa“ si è passati ad “Abbracciamo l’Italia“. Una pedalata di 39 tappe, iniziata il 3 agosto da Vicenza che finirà il 12 settembre, dopo essere passati per la Sardegna, la Sicilia, la Puglia, risalendo lungo l’Adriatica.

Fine del viaggio? No perché Loretta di “appendere la bici al chiodo“, come si dice in gergo non ci pensa proprio. "Resta ancora Abbracciamo l’Europa, non ci rinuncio mica".